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sabato 31 agosto 2013

PENSIERO E PREGHIERA DEL GIORNO

Benedici il Signore, anima mia

1.09.2013
Is 30,8-15b; Sal 50; Rm 5,1-11; Mt 4,12-17

Il dono dello Spirito Santo porta nel cuore del credente la carità di Dio che è alla base della speranza. (Rm 5)

Nella conversione sta la nostra salvezza, nell'abbandono confidente al Signore sta la nostra forza. E' ciò che il Signore ci dice con le parole del profeta Isaia che denuncia le malefatte del popolo di Israele.
A fronte di tante colpe, c'è da chiedersi come si possa sperare in un perdono e perchè Dio abbia ancora e sempre la pazienza di ritrovarci e risanarci. A questo risponde l'apostolo Paolo che ci spiega che ogni grazia ci viene per merito di Gesù Cristo che per noi è morto e risorto.
E' lui che ci consente di sperare, di saperci salvati anche nelle tribolazioni e nei momenti più bui della vita: Cristo è morto per noi quando eravamo ancora nel peccato, non ha atteso che noi diventassimo santi, lui ci ha salvati e santificati. Per questo possiamo credere che il regno dei cieli è vicino.
Cristo al Giordano ci ha aperto le porte della vita di Dio; a noi sta il convertirci, cioè rimodulare la nostra vita sulla parola di Dio.

Preghiamo col Salmo

Crea in me, o Dio, un cuore puro,
rinnova in me uno spirito saldo.
Non scacciarmi dalla tua presenza
e non privarmi del tuo santo spirito.

SANTO DEL GIORNO


Santa Teresa Margherita Redi

1.09.2013

Nacque nel 1747 ad Arezzo, dalla nobile famiglia Redi, e al battesimo ricevette il nome di Anna Maria. Studiò presso il monastero benedettino di S. Apollonia in Firenze. Nel 1774 entrò nel monastero carmelitano di S. Teresa, in Firenze, assumendo il nome di Teresa Margherita del S. Cuore di Gesù. In una vita spoglia di avvenimenti straordinari, ma radicata nella fede, Teresa Margherita, accesa e consumata dalla sete di Dio, penetrò le più alte verità del dogma nell’esperienza contemplativa.
La devozione al Cuore di Gesù riassume tutti gli aspetti della sua vita spirituale e della sua scelta religiosa. In una domenica dopo Pentecoste del 1767, la grazia le fece penetrare il testo di san Giovanni: “Dio è amore” (1 Gv 4,16): ella comprese così le ricchezze della inabitazione trinitaria nell’anima come un “rendere amore per amore ”. L’efficacia di questo amore la rese serva non solo delle sue sorelle ammalate – esercitò quasi sempre l’ufficio di infermiera – ma di tutte le religiose della comunità.
A ventidue anni una peritonite le troncava la vita: era il 7 marzo 1770. Proclamata beata nel 1929, fu canonizzata nel 1934.

RITO AMBROSIANO - I DOMENICA DOPO IL MARTIRIO DI SAN GIOVANNI IL PRECURSORE


Lettura del profeta Isaia 30, 8-15b

Così dice il Signore Dio: / «Su, vieni, scrivi questo su una tavoletta davanti a loro, / incidilo sopra un documento, / perché resti per il futuro / in testimonianza perenne. / Poiché questo è un popolo ribelle. / Sono figli bugiardi, / figli che non vogliono ascoltare la legge del Signore. / Essi dicono ai veggenti: “Non abbiate visioni” / e ai profeti: “Non fateci profezie sincere, / diteci cose piacevoli, profetateci illusioni! / Scostatevi dalla retta via, uscite dal sentiero, / toglieteci dalla vista il Santo d’Israele”». / Pertanto dice il Santo d’Israele: / «Poiché voi rigettate questa parola / e confidate nella vessazione dei deboli e nella perfidia, / ponendole a vostro sostegno, / ebbene questa colpa diventerà per voi / come una breccia che minaccia di crollare, / che sporge su un alto muro, / il cui crollo avviene in un attimo, improvvisamente, / e s’infrange come un vaso di creta, / frantumato senza misericordia, / così che non si trova tra i suoi frantumi / neppure un coccio / con cui si possa prendere fuoco dal braciere / o attingere acqua dalla cisterna». / Poiché così dice il Signore Dio, il Santo d’Israele: / «Nella conversione e nella calma sta la vostra salvezza, / nell’abbandono confidente sta la vostra forza».         


SALMO
Sal 50 (51)

             ®  Convertici a te, Dio, nostra salvezza.

Aspergimi con rami d’issòpo e sarò puro;
lavami e sarò più bianco della neve.
Distogli lo sguardo dai miei peccati,
cancella tutte le mie colpe. ®

Crea in me, o Dio, un cuore puro,
rinnova in me uno spirito saldo.
Non scacciarmi dalla tua presenza
e non privarmi del tuo santo spirito. ®

Rendimi la gioia della tua salvezza,
sostienimi con uno spirito generoso.
Insegnerò ai ribelli le tue vie
e i peccatori a te ritorneranno. ®


EPISTOLA
Lettera di san Paolo apostolo ai Romani 5, 1-11

Fratelli, giustificati per fede, noi siamo in pace con Dio per mezzo del Signore nostro Gesù Cristo. Per mezzo di lui abbiamo anche, mediante la fede, l’accesso a questa grazia nella quale ci troviamo e ci vantiamo, saldi nella speranza della gloria di Dio. E non solo: ci vantiamo anche nelle tribolazioni, sapendo che la tribolazione produce pazienza, la pazienza una virtù provata e la virtù provata la speranza. La speranza poi non delude, perché l’amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato.
Infatti, quando eravamo ancora deboli, nel tempo stabilito Cristo morì per gli empi. Ora, a stento qualcuno è disposto a morire per un giusto; forse qualcuno oserebbe morire per una persona buona. Ma Dio dimostra il suo amore verso di noi nel fatto che, mentre eravamo ancora peccatori, Cristo è morto per noi. A maggior ragione ora, giustificati nel suo sangue, saremo salvati dall’ira per mezzo di lui. Se infatti, quand’eravamo nemici, siamo stati riconciliàti con Dio per mezzo della morte del Figlio suo, molto più, ora che siamo riconciliati, saremo salvati mediante la sua vita. Non solo, ma ci gloriamo pure in Dio, per mezzo del Signore nostro Gesù Cristo, grazie al quale ora abbiamo ricevuto la riconciliazione.           
           

VANGELO
Lettura del Vangelo secondo Matteo 4, 12-17

In quel tempo. Quando il Signore Gesù seppe che Giovanni era stato arrestato, si ritirò nella Galilea, lasciò Nàzaret e andò ad abitare a Cafàrnao, sulla riva del mare, nel territorio di Zàbulon e di Nèftali, perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo del profeta Isaia: / «Terra di Zàbulon e terra di Nèftali, / sulla via del mare, oltre il Giordano, / Galilea delle genti! / Il popolo che abitava nelle tenebre / vide una grande luce, / per quelli che abitavano in regione e ombra di morte / una luce è sorta». / Da allora Gesù cominciò a predicare e a dire: «Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino».       

venerdì 30 agosto 2013

PREGHIERA DEL GIORNO

Misericordioso e pietoso è il Signore

31.08.2013
Dt 10,12-11,1; Sal 98; Rom 12,9-13; Gv 12,24-26

Dio chiede ad Israele, in risposta ai suoi gesti di partecipazione alle sorti del popolo, obbedienza fedeltà e amore. Non basta circoncidere il corpo, bisogna rendere docile lo spirito. (Dt 10)

E' l'amore al prossimo la chiave di volta e il codice di interpretazione della legge di Dio. Così chi intende servire Gesù deve mettersi alla sua sequela, agendo nello stesso modo. Seguire Gesù vuol dire partecipare anche al suo sacrificio, fino alla morte, per il bene degli altri.
Donare la vita, rinunciando al proprio solo tornaconto e all'affermazione delle proprie idee e vedute di potere, per amore di Cristo implica guadagnare la vita eterna.

Preghiamo col Salmo

Il Signore regna: tremino i popoli.
Siede in trono sui cherubini: si scuota la terra.
Grande è il Signore in Sion,
eccelso sopra tutti i popoli.

SANTO DEL GIORNO

Santi Abbondio e Felice

31.08.2013

Il calendario ambrosiano ricorda oggi, insieme, due santi vescovi della Chiesa di Como, Felice, che fu il primo vescovo di quella sede, e Abbondio, che per la sua importanza è venerato come il suo patrono. Felice ci è noto quasi esclusivamente attraverso due lettere che sant’Ambrogio gli indirizzò. Da esse si ricava che fu ordinato dal vescovo di Milano e per suo tramite invitato da Bassiano, vescovo di Lodi, a partecipare alla dedicazione di una chiesa in onore degli apostoli.
Sempre da una lettera di sant’Ambrogio, inviata a papa Siricio a nome dei partecipanti a un concilio milanese, veniamo a sapere che anche Felice la sottoscrisse, confermando la condanna di Gioviniano, un ex monaco che negava la verginità di Maria.
Non ci è noto in quale anno sia morto. Abbondio visse nel V secolo, terzo successore del protovescovo Felice. Fu consacrato alla cattedra di Como il 17 novembre 449. Inviato dal papa Leone Magno come legato a Costantinopoli, rinsaldò la comunità ecclesiale, minacciata dalle eresie di Nestorio ed Eutiche, facendo sottoscrivere un documento papale, il Tomus ad Flavianum. L’anno dopo, nel 550, il papa gli affidò una lettera per Eusebio di Milano, dove si chiedeva di convocare il sinodo dell’Insubria perché anche tutti i vescovi lo sottoscrivessero.
Nel 451 il concilio ecumenico di Calcedonia confermava la cristologia espressa nel Tomus ad Flavianum. Abbondio, commemorato fino alla riforma liturgica del Vaticano II alla data del 2 aprile, è ricordato ora in data odierna assieme al protovescovo Felice.

Il calendario romano fa memoria oggi anche di san Raimondo Nonnato, religioso dell’ Ordine dei Mercedari, per il riscatto degli schiavi, nato nel 1200 e morto nel 1240. È patrono delle levatrici.

RITO AMBROSIANO - SETTIMANA DELLA DOMENICA CHE PRECEDE IL MARTIRIO DI SAN GIOVANNI IL PRECURSORE SABATO

Messa nel giorno:

LETTURA
Lettura del libro del Deuteronomio 10, 12 - 11, 1

In quei giorni. Mosè disse: «Ora, Israele, che cosa ti chiede il Signore, tuo Dio, se non che tu tema il Signore, tuo Dio, che tu cammini per tutte le sue vie, che tu lo ami, che tu serva il Signore, tuo Dio con tutto il cuore e con tutta l’anima, che tu osservi i comandi del Signore e le sue leggi, che oggi ti do per il tuo bene? Ecco, al Signore, tuo Dio, appartengono i cieli, i cieli dei cieli, la terra e quanto essa contiene. Ma il Signore predilesse soltanto i tuoi padri, li amò e, dopo di loro, ha scelto fra tutti i popoli la loro discendenza, cioè voi, come avviene oggi. Circoncidete dunque il vostro cuore ostinato e non indurite più la vostra cervice; perché il Signore, vostro Dio, è il Dio degli dèi, il Signore dei signori, il Dio grande, forte e terribile, che non usa parzialità e non accetta regali, rende giustizia all’orfano e alla vedova, ama il forestiero e gli dà pane e vestito. Amate dunque il forestiero, perché anche voi foste forestieri nella terra d’Egitto. Temi il Signore, tuo Dio, servilo, restagli fedele e giura nel suo nome. Egli è la tua lode, egli è il tuo Dio, che ha fatto per te quelle cose grandi e tremende che i tuoi occhi hanno visto. I tuoi padri scesero in Egitto in numero di settanta persone; ora il Signore, tuo Dio, ti ha reso numeroso come le stelle del cielo.
Ama dunque il Signore, tuo Dio, e osserva ogni giorno le sue prescrizioni: le sue leggi, le sue norme e i suoi comandi».    


SALMO
Sal 98 (99)

             ®  Il Signore regna nella sua santa città.

Il Signore regna: tremino i popoli.
Siede in trono sui cherubini: si scuota la terra.
Grande è il Signore in Sion,
eccelso sopra tutti i popoli. ®

Lodino il tuo nome grande e terribile.
Egli è santo!
Forza del re è amare il diritto.
Tu hai stabilito ciò che è retto;
diritto e giustizia hai operato in Giacobbe. ®

Esaltate il Signore, nostro Dio,
prostratevi davanti alla sua santa montagna,
perché santo è il Signore, nostro Dio! ®


EPISTOLA
Lettera di san Paolo apostolo ai Romani 12, 9-13
Fratelli, la carità non sia ipocrita: detestate il male, attaccatevi al bene; amatevi gli uni gli altri con affetto fraterno, gareggiate nello stimarvi a vicenda. Non siate pigri nel fare il bene, siate invece ferventi nello spirito; servite il Signore. Siate lieti nella speranza, costanti nella tribolazione, perseveranti nella preghiera. Condividete le necessità dei santi; siate premurosi nell’ospitalità.                 


VANGELO
Lettura del Vangelo secondo Giovanni 12, 24-26

In quel tempo. Il Signore Gesù disse: «In verità, in verità io vi dico: se il chicco di grano, caduto in terra, non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto. Chi ama la propria vita, la perde e chi odia la propria vita in questo mondo, la conserverà per la vita eterna. Se uno mi vuole servire, mi segua, e dove sono io, là sarà anche il mio servitore. Se uno serve me, il Padre lo onorerà».            
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Messa vigiliare della Domenica I dopo il Martirio di S. Giovanni il Precursore

                  
VANGELO DELLA RISURREZIONE
Annuncio della Risurrezione del Signore Nostro Gesù Cristo secondo Luca 24, 9-12

Tornate dal sepolcro, le donne annunciarono tutto questo agli Undici e a tutti gli altri. Erano Maria Maddalena, Giovanna e Maria madre di Giacomo. Anche le altre, che erano con loro, raccontavano queste cose agli apostoli. Quelle parole parvero a loro come un vaneggiamento e non credevano ad esse. Pietro tuttavia si alzò, corse al sepolcro e, chinatosi, vide soltanto i teli. E tornò indietro, pieno di stupore per l’accaduto.
             Cristo Signore è risorto!
             ®Rendiamo grazie a Dio!

Seguono le lettura della messa nel giorno della Domenica:
Is 30,8-15b; Sal 50; Rm 5,1-11; Mt 4,12-17

mercoledì 28 agosto 2013

PENSIERO E PREGHIERA DEL GIORNO

Misericordioso e pietoso è il Signore

28.08.2013
2Mc 6,1-17a; Sal 78; Lc 7,24b-27

«Gesù si mise a parlare di Giovanni alle folle: “Che cosa siete andati a vedere nel deserto? Una canna sbattuta dal vento? Allora, che cosa siete andati a vedere? Un uomo vestito con abiti di lusso? Ecco, quelli che portano vesti sontuose e vivono nel lusso stanno nei palazzi dei re. Ebbene, che cosa siete andati a vedere? Un profeta? Sì, io vi dico, anzi, più che un profeta”». (Lc 7,24b-26)

Gesù presenta Giovanni alle folle, con varie domande sempre più incalzanti che ne esaltano la fortezza morale, senza permettere alla gente di rispondere.
È Lui che dà la risposta sull’identità del Battista: è un profeta… anzi, più che un profeta, perchè non vede l’atteso da lontano, ma lo indica presente. In questo senso la stessa cosa può essere detta della Chiesa e, in essa, di ciascun cristiano.
Gesù Risorto è il Vivente, “in mezzo a noi tutti i giorni, fino alla fine del mondo” (Mt 28,20): la Chiesa vive della sua presenza ed è chiamata a rivelarla al mondo.

Preghiamo col Salmo

Aiutaci, o Dio, nostra salvezza,
per la gloria del tuo nome;
liberaci e perdona i nostri peccati
a motivo del tuo nome.

SANTO DEL GIORNO

Sant'Agostino, vescovo e dottore della Chiesa

28.08.2013
Nasce a Tagaste il 13 novembre 354, da Patrizio e Monica. Di vivacissima intelligenza e nobile carattere, spinto da un appassionato quanto informe desiderio di conoscere e amare, Agostino fin dalla giovinezza si dedicò con avidità agli studi letterari, pur essendo trascinato dalla sua natura impetuosa ad avventure giovanili di vario genere. La lettura di un testo filosofico sapienziale di Cicerone, l’Hortensius, segnò una svolta nella sua maturazione spirituale; aveva allora diciannove anni.
Nel Libro delle Confessioni egli stesso descrive le tormentate vicende della sua ricerca della verità, inquietata soprattutto dal problema del male che abita il mondo e il cuore dell’uomo. Passò attraverso le influenze più contrastanti (manichei, accademici, scetticismo, neoplatonismo) mentre, portati a compimento gli studi di retorica, dalla terra natale emigrava a insegnare retorica prima a Roma e poi a Milano. Qui oltre alla presenza orante e vigile della madre Monica e dell’amico Alipio, l’ascolto della predicazione di Ambrogio, e particolarmente il suo metodo di interpretazione spirituale delle sacre Scritture, fu evento decisivo per la sua ricerca: gli aprì la mente e il cuore a una nuova bellezza, quella del mistero cristiano.
La saggia presenza del venerando prete milanese Simpliciano (futuro successore di sant’Ambrogio alla cattedra episcopale), e la testimonianza dell’amico Ponticiano, aiutarono i passi incerti di Agostino che, attraverso l’esperienza forte della lettura, peraltro casuale, di un passo delle Lettere di san Paolo, giunse alla decisione di convertirsi all’integrità della vita cristiana. Inizialmente, lasciato l’insegnamento di retore, si ritirò a Cassiciaco ove con la madre, il figlio Adeodato (nato quindici anni prima da una relazione con una giovane cartaginese) e alcuni amici realizzò una sorta di ritiro meditativo che portò a maturazione la conversione ormai fermamente decisa.
Così nella notte di Pasqua del 387 fu battezzato da Ambrogio nella cattedrale di Milano, insieme all’amico Alipio e al figlio Adeodato. Nel viaggio di ritorno a Tagaste, giunti al porto di Ostia, la madre Monica morì. Dopo breve permanenza a Roma, raggiunta infine Tagaste, iniziò una vita profondamente mutata, insieme agli amici, ispirandosi al modello monastico.
Ordinato prete dal vescovo d’Ippona Valerio, fondò ivi un monastero ove visse egli stesso, costituendo una sorta di comunità presbiterale. Intorno al 396 fu egli stesso consacrato vescovo da Valerio. Da vescovo intensificò la sua attività di predicazione, di lotta contro i fermenti eretici pullulanti nelle chiese dell’epoca, e di carità, spinto dalla certezza unificante della sua vita che l’amore è la sostanza di tutto: “Ama e fa’ ciò che vuoi”.
Vastissima la sua produzione letteraria, di carattere omiletico-pastorale, teologico, filosofico, apologetico e polemico, epistolare. Maestro dell’interiorità, teologo della grazia e del primato dell’amore, cultore dell’amicizia, uomo assetato di Dio, Agostino è considerato una delle colonne portanti dell’epoca patristica e della tradizione della chiesa d’Occidente. Morì il 28 agosto 430, mentre i vandali, devastata gran parte dell’Africa, cingevano Ippona d’assedio.

RITO AMBROSIANO - SETTIMANA DELLA DOMENICA CHE PRECEDE IL MARTIRIO DI SAN GIOVANNI IL PRECURSORE MERCOLEDI


Lettura del secondo libro dei Maccabei 6, 1-17a

In quei giorni. Non molto tempo dopo, il re inviò un vecchio ateniese per costringere i Giudei ad allontanarsi dalle leggi dei padri e a non governarsi più secondo le leggi di Dio, e inoltre per profanare il tempio di Gerusalemme e dedicare questo a Giove Olimpio e quello sul Garizìm a Giove Ospitale, come si confaceva agli abitanti del luogo. Grave e intollerabile per tutti era il dilagare del male. Il tempio infatti era pieno delle dissolutezze e delle gozzoviglie dei pagani, che si divertivano con le prostitute ed entro i sacri portici si univano a donne, introducendovi pratiche sconvenienti. L’altare era colmo di cose detestabili, vietate dalle leggi. Non era più possibile né osservare il sabato né celebrare le feste dei padri né semplicemente dichiarare di essere giudeo. Si era trascinati con aspra violenza ogni mese, nel giorno natalizio del re, ad assistere al sacrificio e, quando giungevano le feste dionisiache, si era costretti a sfilare in onore di Diòniso coronati di edera. Su istigazione dei cittadini di Tolemàide, fu poi emanato un decreto per le vicine città ellenistiche, perché anch’esse seguissero le stesse disposizioni contro i Giudei, li costringessero a mangiare le carni dei sacrifici e mettessero a morte quanti non accettavano di aderire alle usanze greche. Si poteva allora capire quale tribolazione incombesse. Furono denunciate, per esempio, due donne che avevano circonciso i figli: appesero i bambini alle loro mammelle, e dopo averle condotte in giro pubblicamente per la città, le precipitarono dalle mura. Altri che si erano raccolti insieme nelle vicine caverne per celebrare il sabato, denunciati a Filippo, vi furono bruciati dentro, perché essi avevano riluttanza a difendersi per il rispetto di quel giorno santissimo.
Io prego coloro che avranno in mano questo libro di non turbarsi per queste disgrazie e di pensare che i castighi non vengono per la distruzione, ma per la correzione del nostro popolo. Quindi è veramente segno di grande benevolenza il fatto che agli empi non è data libertà per molto tempo, ma subito incappano nei castighi. Poiché il Signore non si propone di agire con noi come fa con le altre nazioni, attendendo pazientemente il tempo di punirle, quando siano giunte al colmo dei loro peccati; e questo per non doverci punire alla fine, quando fossimo giunti all’estremo delle nostre colpe. Perciò egli non ci toglie mai la sua misericordia, ma, correggendoci con le sventure, non abbandona il suo popolo. Ciò sia detto da noi solo per ricordare questa verità. 


SALMO
Sal 78 (79)

             ®  Risveglia la tua potenza, Signore, e vieni in nostro aiuto.

O Dio, nella tua eredità sono entrate le genti:
hanno profanato il tuo santo tempio,
hanno ridotto Gerusalemme in macerie.
Siamo divenuti il disprezzo dei nostri vicini,
lo scherno e la derisione di chi ci sta intorno. ®

Riversa il tuo sdegno sulle genti che non ti riconoscono
e sui regni che non invocano il tuo nome,
perché hanno divorato Giacobbe,
hanno devastato la sua dimora. ®

Non imputare a noi
le colpe dei nostri antenati:
presto ci venga incontro la tua misericordia,
perché siamo così poveri! ®

Aiutaci, o Dio, nostra salvezza,
per la gloria del tuo nome;
liberaci e perdona i nostri peccati
a motivo del tuo nome. ®


VANGELO
Lettura del Vangelo secondo Luca 7, 24b-27

In quel tempo. Il Signore Gesù si mise a parlare di Giovanni alle folle: «Che cosa siete andati a vedere nel deserto? Una canna sbattuta dal vento? Allora, che cosa siete andati a vedere? Un uomo vestito con abiti di lusso? Ecco, quelli che portano vesti sontuose e vivono nel lusso stanno nei palazzi dei re. Ebbene, che cosa siete andati a vedere? Un profeta? Sì, io vi dico, anzi, più che un profeta. Egli è colui del quale sta scritto:
“Ecco, dinanzi a te mando il mio messaggero,
davanti a te egli preparerà la tua via”».  

lunedì 26 agosto 2013

MESSAGGIO DELLA MADONNA DI MEDJUGORIE DEL 23/8 A IVAN E DEL 25/8 A MARJIA

Messaggio della Regina della Pace del 25 agosto 2013
"Cari figli! Anche oggi l’Altissimo mi dona la grazia di essere con voi e di guidarvi verso la conversione. Giorno dopo giorno Io semino e vi invito alla conversione perché siate preghiera, pace, amore e grano che morendo genera il centuplo. Non desidero che voi, cari figli, abbiate a pentirvi per tutto ciò che potevate fare e che non l’avete voluto. Perciò, figlioli, di nuovo con entusiasmo dite: “ Desidero essere segno per gli altri”. Grazie per aver risposto alla mia chiamata.”



Ultimo messaggio straordinario della Regina della Pace del 23 agosto 2013 dato a Ivan

Cari figli, anche oggi vi invito: aprite i vostri cuori alla pace. Cari figli, pregate. Pregate il Re della pace affinché vi doni la pace. Apritevi a Lui, Egli è il vostro Re. Cari figli, particolarmente in questo tempo pregate per la pace nel mondo, pregate per i miei progetti che desidero realizzare, progetti di pace. Pregate, cari figli! Pregate affinché la pace regni nel mondo. Grazie per aver detto di sì anche oggi alla mia chiamata.

sabato 24 agosto 2013

PENSIERO E PRGHIERA DEL GIORNO

Misericordioso e pietoso è il Signore

25.08.2013
2Mac 6,1-2.18-28; Sal 140; 2Cor 4,17-5,10; Mt 18,1-10

"Tutti dobbiamo comparire davanti al tribunale di Cristo, per ricevere ciascuno la ricompensa delle opere compiute quando era nel corpo, sia in bene che in male". (2Cor 4)

Un tema forte delle letture della liturgia di oggi è di guardare oltre il breve tempo della nosta esistenza terrena, soppesando bene ogni azione in chiave di responsabilità di fronte agli altri, particolarmente i più piccoli e indifesi.
Parole pesanti usa Gesù per coloro che scandalizzano un bambino,e per quanti cercano di distogliere gli innocenti dalla retta via e dalla fede. Non sembri una sorta di bilancia di colpe, ma una lettura in chiave di ampio orizzonte come suggerisce Paolo nella sua lettera ai Corinzi, indicando la necesità di non fermarsi alla piccole vicende del tempo presente perchè questo, lo sappiamo, è un tempo di passaggio, addirittura di esilio, perchè non possiamo vedere direttamente il Signore, ma la fede ci guida al traguardo della vita in pienezza.
Meglio dunque sacrificare delle momentanee aspirazioni di successo e di potere per costruire solide fondamenta di una felicità consolidata nel bene e nella giustizia.

Preghiamo col Salmo
A te, Signore Dio, sono rivolti i miei occhi;
in te mi rifugio, non lasciarmi indifeso.
Proteggimi dal laccio che mi tendono,
dalle trappole dei malfattori.

SANTO DEL GIORNO

San Giuseppe Calasanzio

25.08.2013

Nacque a Peralta del Sal in Aragona, nel 1557. Dopo un articolato percorso di formazione studiosa (retorica, filosofia, teologia, diritto) divenne sacerdote. Esercitò inizialmente il suo ministero in Spagna. Nel 1592 per incarichi ricevuti dal suo vescovo si trasferì a Roma dove, facendo esperienza dell’ignoranza e malcostume dilaganti, si dedicò a educare i ragazzi dei quartieri poveri. Nell’autunno 1597 iniziò a costituire in Trastevere, presso la chiesa di S. Dorotea, il primo esempio di scuola popolare (le “Scuole Pie”), istituzione gratuita per la formazione umana, professionale e cristiana dei giovani poveri, che rapidamente si diffuse in tutta Italia e poi in Europa. Attorno a questa opera si costituirono l’Ordine religioso degliScolopi e sei istituti di suore.
La fioritura e il diffondersi benefico dell’opera degli Scolopi furono ostacolati dall’infida opposizione di collaboratori del santo, che lo accusarono presso il Sant’Uffizio. Egli fu spogliato della sua autorità e vide l’Ordine declassato a semplice Congregazione senza voti.
Morì nella casa di S. Pantaleo a Roma, il 25 agosto 1648, novantenne, continuando a ripetere, di fronte all’apparente fallimento della sua opera a favore dei piccoli e dei poveri: “L’Ordine risorgerà”. E infatti, quando Giuseppe sarà canonizzato, nel 1767, l’Ordine era già risorto, come lui aveva previsto.
 

RITO AMBROSIANO - DOMENICA CHE PRECEDE IL MARTIRIO DI SAN GIOVANNI IL PRECURSORE

Lettura del secondo libro dei Maccabei 6, 1-2. 18-28

In quei giorni. Il re inviò un vecchio ateniese per costringere i Giudei ad allontanarsi dalle leggi dei padri e a non governarsi più secondo le leggi di Dio, e inoltre per profanare il tempio di Gerusalemme e dedicare questo a Giove Olimpio e quello sul Garizìm a Giove Ospitale, come si confaceva agli abitanti del luogo.
Un tale Eleàzaro, uno degli scribi più stimati, uomo già avanti negli anni e molto dignitoso nell’aspetto della persona, veniva costretto ad aprire la bocca e a ingoiare carne suina. Ma egli, preferendo una morte gloriosa a una vita ignominiosa, s’incamminò volontariamente al supplizio, sputando il boccone e comportandosi come conviene a coloro che sono pronti ad allontanarsi da quanto non è lecito gustare per attaccamento alla vita. Quelli che erano incaricati dell’illecito banchetto sacrificale, in nome della familiarità di antica data che avevano con quest’uomo, lo tirarono in disparte e lo pregarono di prendere la carne di cui era lecito cibarsi, preparata da lui stesso, e fingere di mangiare le carni sacrificate imposte dal re, perché, agendo a questo modo, sarebbe sfuggito alla morte e avrebbe trovato umanità in nome dell’antica amicizia che aveva con loro. Ma egli, facendo un nobile ragionamento, degno della sua età e del prestigio della vecchiaia, della raggiunta veneranda canizie e della condotta irreprensibile tenuta fin da fanciullo, ma specialmente delle sante leggi stabilite da Dio, rispose subito dicendo che lo mandassero pure alla morte. «Poiché – egli diceva – non è affatto degno della nostra età fingere, con il pericolo che molti giovani, pensando che a novant’anni Eleàzaro sia passato alle usanze straniere, a loro volta, per colpa della mia finzione, per appena un po’ più di vita si perdano per causa mia e io procuri così disonore e macchia alla mia vecchiaia. Infatti, anche se ora mi sottraessi al castigo degli uomini, non potrei sfuggire, né da vivo né da morto, alle mani dell’Onnipotente. Perciò, abbandonando ora da forte questa vita, mi mostrerò degno della mia età e lascerò ai giovani un nobile esempio, perché sappiano affrontare la morte prontamente e nobilmente per le sante e venerande leggi». Dette queste parole, si avviò prontamente al supplizio.            


SALMO
Sal 140 (141)

             ® Nella tua legge, Signore, è tutta la mia gioia.

Signore, a te grido, accorri in mio aiuto;
porgi l’orecchio alla mia voce quando t’invoco.
La mia preghiera stia davanti a te come incenso,
le mie mani alzate come sacrificio della sera. ®

Poni, Signore, una guardia alla mia bocca,
sorveglia la porta delle mie labbra.
Non piegare il mio cuore al male,
a compiere azioni criminose con i malfattori:
che io non gusti i loro cibi deliziosi. ®

A te, Signore Dio, sono rivolti i miei occhi;
in te mi rifugio, non lasciarmi indifeso.
Proteggimi dal laccio che mi tendono,
dalle trappole dei malfattori. ®


EPISTOLA
Seconda lettera di san Paolo apostolo ai Corinzi 4, 17 - 5, 10

Fratelli, il momentaneo, leggero peso della nostra tribolazione ci procura una quantità smisurata ed eterna di gloria: noi non fissiamo lo sguardo sulle cose visibili, ma su quelle invisibili, perché le cose visibili sono di un momento, quelle invisibili invece sono eterne.
 Sappiamo infatti che, quando sarà distrutta la nostra dimora terrena, che è come una tenda, riceveremo da Dio un’abitazione, una dimora non costruita da mani d’uomo, eterna, nei cieli. Perciò, in questa condizione, noi gemiamo e desideriamo rivestirci della nostra abitazione celeste purché siamo trovati vestiti, non nudi. In realtà quanti siamo in questa tenda sospiriamo come sotto un peso, perché non vogliamo essere spogliati ma rivestiti, affinché ciò che è mortale venga assorbito dalla vita. E chi ci ha fatti proprio per questo è Dio, che ci ha dato la caparra dello Spirito.
Dunque, sempre pieni di fiducia e sapendo che siamo in esilio lontano dal Signore finché abitiamo nel corpo – camminiamo infatti nella fede e non nella visione –, siamo pieni di fiducia e preferiamo andare in esilio dal corpo e abitare presso il Signore. Perciò, sia abitando nel corpo sia andando in esilio, ci sforziamo di essere a lui graditi. Tutti infatti dobbiamo comparire davanti al tribunale di Cristo, per ricevere ciascuno la ricompensa delle opere compiute quando era nel corpo, sia in bene che in male. 


VANGELO
Lettura del Vangelo secondo Matteo 18, 1-10

In quel tempo. I discepoli si avvicinarono al Signore Gesù dicendo: «Chi dunque è più grande nel regno dei cieli?». Allora chiamò a sé un bambino, lo pose in mezzo a loro e disse: «In verità io vi dico: se non vi convertirete e non diventerete come i bambini, non entrerete nel regno dei cieli. Perciò chiunque si farà piccolo come questo bambino, costui è il più grande nel regno dei cieli. E chi accoglierà un solo bambino come questo nel mio nome, accoglie me.
Chi invece scandalizzerà uno solo di questi piccoli che credono in me, gli conviene che gli venga appesa al collo una macina da mulino e sia gettato nel profondo del mare. Guai al mondo per gli scandali! È inevitabile che vengano scandali, ma guai all’uomo a causa del quale viene lo scandalo!
Se la tua mano o il tuo piede ti è motivo di scandalo, taglialo e gettalo via da te. È meglio per te entrare nella vita monco o zoppo, anziché con due mani o due piedi essere gettato nel fuoco eterno. E se il tuo occhio ti è motivo di scandalo, cavalo e gettalo via da te. È meglio per te entrare nella vita con un occhio solo, anziché con due occhi essere gettato nella Geènna del fuoco.
Guardate di non disprezzare uno solo di questi piccoli, perché io vi dico che i loro angeli nei cieli vedono sempre la faccia del Padre mio che è nei cieli».