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sabato 30 giugno 2012

SANTO DEL GIORNO

S. Josemaría Escrivá De Balaguer
Lavorare all'Opera di Dio, a cura di Antonio Maria Sicari


Nacque a Barbastro, nel nord della Spagna, nel 1902 e divenne sacerdote a 23 anni.Fin dall'adolescenza presagì una particolare missione che gli si manifestò nell'ottobre del 1928, Si dedicò allora a raccogliere attorno a sé alcuni laici per proporre loro la santità come vocazione possibile anche nel mondo e nell'esercizio della propria professione. Nacque così l'Opus Dei.Durante la guerra civile spagnola (1936-39) Josemaria fu costretto all'esilio e poté rientrare a Madrid solo al termine del conflitto. L'Opera ebbe allora un nuovo impulso e i suoi membri vennero stimolati a saper occupare nel mondo posti di responsabilità, con la convinzione che nulla può ostacolare la perfezione cristiana di un laico, se l'ambiente in cui egli è chiamato a vivere viene concepito e vissuto come «luogo vocazionale».L'insegnamento costante di Escrivá fu che «la Croce bisogna issarla anche nelle viscere del mondo. Gesù vuole essere innalzato proprio lì: nel rumore delle fabbriche e delle officine, nel silenzio delle biblioteche, nel frastuono delle strade, nella quiete dei campi, nell'intimità delle famiglie, nelle assemblee, negli stadi... Lì dove un cristiano può spendere la sua vita onestamente, deve porre col suo amore la Croce di Cristo, che attrae a sé tutte le cose».Nel 1944 venne fondata anche la Società Sacerdotale della S. Croce, per la formazione di nuovi sacerdoti.Quando Josemaría Escrivá morì (a Roma nel 1975) l'opera contava sessantamila membri in ottanta nazioni. Secondo qualche ammiratore, «Egli è stato per il XX secolo ciò che Francesco d'Assisi e Domenico di Guzmán furono per il secolo XIII e Ignazio di Loyola fu per il secolo XVI».Nel 1983 l'Opus Dei è stata riconosciuta come "prelatura personale", sotto l'autorità di un proprio vescovo.

PENSIERO E PREGHIERA DEL GIORNO


Cercate sempre il volto del Signore


1.07.2012
Gen 17,1b-16; Sal 104; Rm 4,3-12; Gv 12,35-50

Ti chiamerai Abramo, perchè padre di una moltitudine di nazioni. (Gen 17)

Non importa la vecchaia di Abramo nè la sterilità di Sara, Dio manterrà la sua promessa di rendere Abramo padre di una moltitudine di popoli e darà a Sara il figlio Isacco, figlio dell'alleanza.
Dio, sorgente di vita, mantiene sempre le sue promesse e non ci sono condizioni possibili che annullino la sua alleanza e ne impediscano l'attuazione. Dio pone una sola condizione ad Abramo: "Da parte tua devi osservare la mia alleanza; tu e la tua discendenza dopo di te, di generazione in generazione". E Abramo credette in Dio e ciò gli fu accreditato come giustizia, ci dice l'apostolo Paolo. non dunque i suoi meriti di opere, ma di fede. La nostra deve dunque essere soprattutto una lode a Dio che ci ha salvato perchè ci ha amato.
L'evangelista Giovanni ci sollecita a credere nalla luce per diventare figli della luce. E Gesù non impone nulla ai suoi discepoli perchè "chi crede in me crede in chi mi ha mandato; chi vede me, vede colui che mi ha mandato. Io sono venuto nel mondo come luce, perchè chi crede in me non rimanga nelle tenebre". E chi non crede? Gesù non condanna nessuno perchè la sua missione è quella di salvare.

Preghiamo col Salmo

Cercate sempre il volto del Signore.
Si è sempre ricordato della sua alleanza,
parola data per mille generazioni,
dell'alleanza stabilita da Abramo
e del suo giuramento a Isacco.
(dal Salmo 104)

RITO AMBROSIANO - 1.07.2012 V DOMENICA DOPO PENTECOSTE


LETTURA
Lettura del libro della Genesi 17, 1b-16


In quei giorni. / Il Signore apparve ad Abram e gli disse: / «Io sono Dio l’Onnipotente: / cammina davanti a me / e sii integro. / Porrò la mia alleanza tra me e te / e ti renderò molto, molto numeroso». / Subito Abram si prostrò con il viso a terra e Dio parlò con lui: / «Quanto a me, ecco, la mia alleanza è con te: / diventerai padre di una moltitudine di nazioni. / Non ti chiamerai più Abram, / ma ti chiamerai Abramo, / perché padre di una moltitudine di nazioni ti renderò.
E ti renderò molto, molto fecondo; ti farò diventare nazioni e da te usciranno dei re. Stabilirò la mia alleanza con te e con la tua discendenza dopo di te, di generazione in generazione, come alleanza perenne, per essere il Dio tuo e della tua discendenza dopo di te. La terra dove sei forestiero, tutta la terra di Canaan, la darò in possesso per sempre a te e alla tua discendenza dopo di te; sarò il loro Dio».
Disse Dio ad Abramo: «Da parte tua devi osservare la mia alleanza, tu e la tua discendenza dopo di te, di generazione in generazione. Questa è la mia alleanza che dovete osservare, alleanza tra me e voi e la tua discendenza dopo di te: sia circonciso tra voi ogni maschio. Vi lascerete circoncidere la carne del vostro prepuzio e ciò sarà il segno dell’alleanza tra me e voi. Quando avrà otto giorni, sarà circonciso tra voi ogni maschio di generazione in generazione, sia quello nato in casa sia quello comprato con denaro da qualunque straniero che non sia della tua stirpe. Deve essere circonciso chi è nato in casa e chi viene comprato con denaro; così la mia alleanza sussisterà nella vostra carne come alleanza perenne. Il maschio non circonciso, di cui cioè non sarà stata circoncisa la carne del prepuzio, sia eliminato dal suo popolo: ha violato la mia alleanza».
Dio aggiunse ad Abramo: «Quanto a Sarài tua moglie, non la chiamerai più Sarài, ma Sara. Io la benedirò e anche da lei ti darò un figlio; la benedirò e diventerà nazioni, e re di popoli nasceranno da lei».

SALMO
Sal 104 (105)

®   Cercate sempre il volto del Signore.

Ricordate le meraviglie che ha compiuto,
i suoi prodigi e i giudizi della sua bocca,
voi, stirpe di Abramo, suo servo,
figli di Giacobbe, suo eletto.
È lui il Signore, nostro Dio:
su tutta la terra i suoi giudizi. ®

Si è sempre ricordato della sua alleanza,
parola data per mille generazioni,
dell’alleanza stabilita con Abramo
e del suo giuramento a Isacco. ®

«Ti darò il paese di Canaan
come parte della vostra eredità».
Quando erano in piccolo numero,
pochi e stranieri in quel luogo,
non permise che alcuno li opprimesse
e castigò i re per causa loro. ®


EPISTOLA
Lettera di san Paolo apostolo ai Romani 4, 3-12


Fratelli, che cosa dice la Scrittura? «Abramo credette a Dio e ciò gli fu accreditato come giustizia». A chi lavora, il salario non viene calcolato come dono, ma come debito; a chi invece non lavora, ma crede in Colui che giustifica l’empio, la sua fede gli viene accreditata come giustizia. Così anche Davide proclama beato l’uomo a cui Dio accredita la giustizia indipendentemente dalle opere:
«Beati quelli le cui iniquità sono state perdonate / e i peccati sono stati ricoperti; / beato l’uomo al quale il Signore non mette in conto il peccato!».
Ora, questa beatitudine riguarda chi è circonciso o anche chi non è circonciso? Noi diciamo infatti che la fede fu accreditata ad Abramo come giustizia. Come dunque gli fu accreditata? Quando era circonciso o quando non lo era? Non dopo la circoncisione, ma prima. Infatti egli ricevette il segno della circoncisione come sigillo della giustizia, derivante dalla fede, già ottenuta quando non era ancora circonciso. In tal modo egli divenne padre di tutti i non circoncisi che credono, cosicché anche a loro venisse accreditata la giustizia ed egli fosse padre anche dei circoncisi, di quelli che non solo provengono dalla circoncisione ma camminano anche sulle orme della fede del nostro padre Abramo prima della sua circoncisione.


VANGELO
Lettura del Vangelo secondo Giovanni 12, 35-50

In quel tempo. Il Signore Gesù disse alla folla: «Ancora per poco tempo la luce è tra voi. Camminate mentre avete la luce, perché le tenebre non vi sorprendano; chi cammina nelle tenebre non sa dove va. Mentre avete la luce, credete nella luce, per diventare figli della luce». Gesù disse queste cose, poi se ne andò e si nascose loro.
Sebbene avesse compiuto segni così grandi davanti a loro, non credevano in lui, perché si compisse la parola detta dal profeta Isaia:
«Signore, chi ha creduto alla nostra parola? / E la forza del Signore, a chi è stata rivelata?». / Per questo non potevano credere, poiché ancora Isaia disse: / «Ha reso ciechi i loro occhi / e duro il loro cuore, / perché non vedano con gli occhi / e non comprendano con il cuore / e non si convertano, e io li guarisca!».
Questo disse Isaia perché vide la sua gloria e parlò di lui. Tuttavia, anche tra i capi, molti credettero in lui, ma, a causa dei farisei, non lo dichiaravano, per non essere espulsi dalla sinagoga. Amavano infatti la gloria degli uomini più che la gloria di Dio.
Gesù allora esclamò: «Chi crede in me, non crede in me ma in colui che mi ha mandato; chi vede me, vede colui che mi ha mandato. Io sono venuto nel mondo come luce, perché chiunque crede in me non rimanga nelle tenebre. Se qualcuno ascolta le mie parole e non le osserva, io non lo condanno; perché non sono venuto per condannare il mondo, ma per salvare il mondo. Chi mi rifiuta e non accoglie le mie parole, ha chi lo condanna: la parola che ho detto lo condannerà nell’ultimo giorno. Perché io non ho parlato da me stesso, ma il Padre, che mi ha mandato, mi ha ordinato lui di che cosa parlare e che cosa devo dire. E io so che il suo comandamento è vita eterna. Le cose dunque che io dico, le dico così come il Padre le ha dette a me».

venerdì 29 giugno 2012

APPELLI URGENTI (1987-2012) Messaggi di Anguera



MESSAGGIO n. 3.671 - 24 giugno 2012 
Cari figli, non temete. I progetti che ho iniziato qui sono di Dio e saranno sempre vivi nel cuore degli uomini e delle donne di fede. Dio ha tutto sotto controllo. Confidate in Lui, che vede ciò che è nascosto e vi conosce per nome. Non perdetevi d’animo davanti alle vostre difficoltà. Io sarò sempre al vostro fianco. Dopo tutta la tribolazione, il Signore vi darà la grazia della vittoria. Dio vince sempre, anche quando agli occhi umani sembra sconfitto. Dopo la croce, la vittoria. Fatevi coraggio e vivete i miei appelli. Il seme che il Signore ha piantato nei vostri cuori non morirà se vivrete come Io vi indico. Aprite i vostri cuori con docilità e tutto sarà vittoria nelle vostre vite. Dio invierà un uomo giusto e questo contribuirà alla vittoria definitiva con il Trionfo del mio Cuore Immacolato. Avanti senza paura. Questo è il messaggio che oggi vi trasmetto nel nome della Santissima Trinità. Grazie per avermi permesso di riunirvi qui ancora una volta. Vi benedico nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Amen. Rimanete nella pace.

PENSIERO E PREGHIERA DEL GIORNO


Lodiamo sempre il nome del Signore

30.06.2012

Lv 23, 26-32; Sal 97; Eb 9,6b-10; Gv 10,14-18

“Conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono me, così come il Padre conosce me e io conosco il Padre”. (Gv 10,14)

Un pastore che muore per salvare dal lupo le sue pecore? Che spreco, che follia inutile ed inaudita. Pecore che al momento buono lo svenderanno, lo lasceranno solo, diranno di non conoscerlo. Pecore che fino all’ultimo dubiteranno pretendendo di vederlo per credere (contraddizione somma poichè è per poter vedere che si crede; il contrario di questo è la negazione della fede-fiducia). In questo spreco sta per  Gesù la sua gloria ed  è l’espressione più alta del suo potere.
Egli ha il potere di offrire la sua vita e di riprenderla di nuovo. Mentre i potenti della terra hanno il potere di prendere la nostra vita, di sacrificarla al dio dell’audience, del mercato, della guerra ecc., ma non hanno il potere di restituircela. Gesù offre e riprende la sua propria vita e lo fa per noi, sue pecore. Il Padre lo ama, è Suo Figlio, la sua gioia dall’eternità.
Ciascuno di noi vale il sangue del Figlio amato!

Preghiamo col Salmo

Cantate inni al Signore con la cetra,
con la cetra e al suono di strumenti a corde;
con le trombe e al suono del corno
acclamate davanti al re, il Signore.
(dal Salmo 97)

RITO AMBROSIANO - 30.06.2012 SETTIMANA DELLA IV DOMENICA DOPO PENTECOSTE - SABATO


Messa nel giorno

LETTURA
Lettura del libro del Levitico 23, 26-32

In quei giorni. Il Signore parlò a Mosè e disse: «Il decimo giorno di questo settimo mese sarà il giorno dell’espiazione; terrete una riunione sacra, vi umilierete e offrirete sacrifici consumati dal fuoco in onore del Signore. In quel giorno non farete alcun lavoro, poiché è il giorno dell’espiazione, per compiere il rito espiatorio per voi davanti al Signore, vostro Dio. Ogni persona che non si umilierà in quel giorno sarà eliminata dalla sua parentela. Ogni persona che farà in quel giorno un qualunque lavoro io la farò perire in mezzo alla sua parentela. Non farete alcun lavoro. Sarà per voi una legge perenne, di generazione in generazione, in tutti i luoghi dove abiterete. Sarà per voi un sabato di assoluto riposo e dovrete umiliarvi: il nono giorno del mese, dalla sera alla sera seguente, farete il vostro riposo del sabato».


SALMO
Sal 97 (98)

® Acclamate al nostro re, il Signore.

Cantate inni al Signore con la cetra,
con la cetra e al suono di strumenti a corde;
con le trombe e al suono del corno
acclamate davanti al re, il Signore. ®

Risuoni il mare e quanto racchiude,
il mondo e i suoi abitanti.
I fiumi battano le mani. ®

Esultino insieme le montagne
davanti al Signore che viene a giudicare la terra:
giudicherà il mondo con giustizia
e i popoli con rettitudine. ®


EPISTOLA
Lettera agli Ebrei 9, 6b-10

Fratelli, nella prima tenda entrano sempre i sacerdoti per celebrare il culto; nella seconda invece entra solamente il sommo sacerdote, una volta all’anno, e non senza portarvi del sangue, che egli offre per se stesso e per quanto commesso dal popolo per ignoranza. Lo Spirito Santo intendeva così mostrare che non era stata ancora manifestata la via del santuario, finché restava la prima tenda. Essa infatti è figura del tempo presente e secondo essa vengono offerti doni e sacrifici che non possono rendere perfetto, nella sua coscienza, colui che offre: si tratta soltanto di cibi, di bevande e di varie abluzioni, tutte prescrizioni carnali, valide fino al tempo in cui sarebbero state riformate.


VANGELO
Lettura del Vangelo secondo Giovanni 10, 14-18

In quel tempo. Il Signore Gesù disse ai farisei: «Io sono il buon pastore, conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono me, così come il Padre conosce me e io conosco il Padre, e do la mia vita per le pecore. E ho altre pecore che non provengono da questo recinto: anche quelle io devo guidare. Ascolteranno la mia voce e diventeranno un solo gregge, un solo pastore. Per questo il Padre mi ama: perché io do la mia vita, per poi riprenderla di nuovo. Nessuno me la toglie: io la do da me stesso. Ho il potere di darla e il potere di riprenderla di nuovo. Questo è il comando che ho ricevuto dal Padre mio».
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Messa vigiliare della Domenica V dopo Pentecoste

VANGELO DELLA RISURREZIONE
Annuncio della Risurrezione del Signore Nostro Gesù Cristo secondo Giovanni 20, 1-8


Il primo giorno della settimana, Maria di Màgdala si recò al sepolcro di mattino, quando era ancora buio, e vide che la pietra era stata tolta dal sepolcro. Corse allora e andò da Simon Pietro e dall’altro discepolo, quello che Gesù amava, e disse loro: «Hanno portato via il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove l’hanno posto!». Pietro allora uscì insieme all’altro discepolo e si recarono al sepolcro. Correvano insieme tutti e due, ma l’altro discepolo corse più veloce di Pietro e giunse per primo al sepolcro. Si chinò, vide i teli posati là, ma non entrò. Giunse intanto anche Simon Pietro, che lo seguiva, ed entrò nel sepolcro e osservò i teli posati là, e il sudario – che era stato sul suo capo – non posato là con i teli, ma avvolto in un luogo a parte. Allora entrò anche l’altro discepolo, che era giunto per primo al sepolcro, e vide e credette.

Cristo Signore è risorto!
® Rendiamo grazie a Dio!

Seguono le letture della messa nel Giorno della domenica:
Gen 17,1b-16; Sal 104; Rm 4,3-12; Gv 12,35-50

giovedì 28 giugno 2012


Venerdi, Settimana della IV Domenica dopo Pentecoste - ss. Pietro e Paolo

Santi Pietro e Paolo, apostoli - solennità
m. 67 d.C.
Due apostoli e due personaggi diversi, ma entrambi fondamentali per la storia della Chiesa del primo secolo così come nella costruzione di quelle radici dalle quali si alimenta continuamente la fede cristiana. Pietro, nato a Betsaida in Galilea, era un pescatore a Cafarnao. Fratello di Andrea, divenne apostolo di Gesù dopo che questi lo chiamò presso il lago di Galilea e dopo aver assistito alla pesca miracolosa. Da sempre tra i discepoli più vicini a Gesù fu l'unico, insieme al cosiddetto «discepolo prediletto», a seguire Gesù presso la casa del sommo sacerdote Caifa, fu costretto anch'egli alla fuga dopo aver rinnegato tre volte il maestro, come questi aveva già predetto. Ma Pietro ricevette dallo stesso Risorto il mandato a fare da guida alla comunità dei discepoli. Morì tra il 64 e il 67 durante la persecuzione anticristiana di Nerone. San Paolo, invece, era originario di Tarso: prima persecutore dei cristiani, incontrò il Risorto sulla via tra Gerusalemme e Damasco. Baluardo dell'evangelizzazione dei popoli pagani nel Mediterraneo morì anch'egli a Roma tra il 64 e il 67.

Martirologio Romano: Solennità dei santi Pietro e Paolo Apostoli. Simone, figlio di Giona e fratello di Andrea, primo tra i discepoli professò che Gesù era il Cristo, Figlio del Dio vivente, dal quale fu chiamato Pietro. Paolo, Apostolo delle genti, predicò ai Giudei e ai Greci Cristo crocifisso. Entrambi nella fede e nell’amore di Gesù Cristo annunciarono il Vangelo nella città di Roma e morirono martiri sotto l’imperatore Nerone: il primo, come dice la tradizione, crocifisso a testa in giù e sepolto in Vaticano presso la via Trionfale, il secondo trafitto con la spada e sepolto sulla via Ostiense. In questo giorno tutto il mondo con uguale onore e venerazione celebra il loro trionfo. 

Il 29 di giugno la Chiesa commemora la solennità liturgica degli Apostoli:

San PIETRO
Pietro, scelto da Cristo a fondamento dell'edificio ecclesiale, clavigero del regno dei cieli (Mt 16,13-19), pastore del gregge santo (Gv 21,15-17), confermatore dei fratelli (Lc 22,32), è nella sua persona e nei suoi successori il segno visibile dell'unità e della comunione nella fede e nella carità. Gli apostoli Pietro e Paolo sigillarono con il martirio a Roma, verso l'anno 67, la loro testimonianza al Maestro.

San PAOLO
Paolo, cooptato nel collegio apostolico dal Cristo stesso sulla via di Damasco, strumento eletto per portare il suo nome davanti ai popoli, è il più grande missionario di tutti tempi, l'avvocato dei pagani, l'apostolo delle genti, colui che insieme a Pietro far risuonare il messaggio evangelico nel mondo mediterraneo. Gli apostoli Pietro e Paolo sigillarono con il martirio a Roma, verso l'anno 67, la loro testimonianza al Maestro.

RITO AMBROSIANO - 29.06.2012 Santi Pietro e Paolo, apostoli


Lettura 
Lettura degli Atti degli Apostoli 12, 1-11


In quel tempo il re Erode cominciò a perseguitare alcuni membri della Chiesa. Fece uccidere di spada Giacomo, fratello di Giovanni. Vedendo che ciò era gradito ai Giudei, fece arrestare anche Pietro. Erano quelli i giorni degli Azzimi. Lo fece catturare e lo gettò in carcere, consegnandolo in custodia a quattro picchetti di quattro soldati ciascuno, col proposito di farlo comparire davanti al popolo dopo la Pasqua. Mentre Pietro dunque era tenuto in carcere, dalla Chiesa saliva incessantemente a Dio una preghiera per lui. In quella notte, quando Erode stava per farlo comparire davanti al popolo, Pietro, piantonato da due soldati e legato con due catene, stava dormendo, mentre davanti alle porte le sentinelle custodivano il carcere. Ed ecco, gli si presentò un angelo del Signore e una luce sfolgorò nella cella. Egli toccò il fianco di Pietro, lo destò e disse: «Àlzati, in fretta!». E le catene gli caddero dalle mani. L’angelo gli disse: «Mettiti la cintura e légati i sandali». E così fece. L’angelo disse: «Metti il mantello e seguimi!». Pietro uscì e prese a seguirlo, ma non si rendeva conto che era realtà ciò che stava succedendo per opera dell’angelo: credeva invece di avere una visione.
Essi oltrepassarono il primo posto di guardia e il secondo e arrivarono alla porta di ferro che conduce in città; la porta si aprì da sé davanti a loro. Uscirono, percorsero una strada e a un tratto l’angelo si allontanò da lui. Pietro allora, rientrato in sé, disse: «Ora so veramente che il Signore ha mandato il suo angelo e mi ha strappato dalla mano di Erode e da tutto ciò che il popolo dei Giudei si attendeva».


Salmo
Sal 33 (34)

R .:  Benedetto il Signore, che libera i suoi amici.

Magnificate con me il Signore,
esaltiamo insieme il suo nome.
Ho cercato il Signore: mi ha risposto
e da ogni mia paura mi ha liberato. R

Guardate a lui e sarete raggianti,
i vostri volti non dovranno arrossire.
Questo povero grida e il Signore lo ascolta,
lo salva da tutte le sue angosce. R

L’angelo del Signore si accampa
attorno a quelli che lo temono, e li libera.
Gustate e vedete com’è buono il Signore;
beato l’uomo che in lui si rifugia. R


Epistola
Seconda lettera di san Paolo apostolo ai Corinzi 11, 16 - 12, 9

Fratelli,
nessuno mi consideri un pazzo. Se no, ritenetemi pure come un pazzo, perché anch’io possa vantarmi un poco. Quello che dico, però, non lo dico secondo il Signore, ma come da stolto, nella fiducia che ho di potermi vantare. Dal momento che molti si vantano da un punto di vista umano, mi vanterò anch’io. Infatti voi, che pure siete saggi, sopportate facilmente gli stolti. In realtà sopportate chi vi rende schiavi, chi vi divora, chi vi deruba, chi è arrogante, chi vi colpisce in faccia. Lo dico con vergogna, come se fossimo stati deboli!
Tuttavia, in quello in cui qualcuno osa vantarsi – lo dico da stolto – oso vantarmi anch’io. Sono Ebrei? Anch’io! Sono Israeliti? Anch’io! Sono stirpe di Abramo? Anch’io! Sono ministri di Cristo? Sto per dire una pazzia, io lo sono più di loro: molto di più nelle fatiche, molto di più nelle prigionie, infinitamente di più nelle percosse, spesso in pericolo di morte. Cinque volte dai Giudei ho ricevuto i quaranta colpi meno uno; tre volte sono stato battuto con le verghe, una volta sono stato lapidato, tre volte ho fatto naufragio, ho trascorso un giorno e una notte in balìa delle onde. Viaggi innumerevoli, pericoli di fiumi, pericoli di briganti, pericoli dai miei connazionali, pericoli dai pagani, pericoli nella città, pericoli nel deserto, pericoli sul mare, pericoli da parte di falsi fratelli; disagi e fatiche, veglie senza numero, fame e sete, frequenti digiuni, freddo e nudità. Oltre a tutto questo, il mio assillo quotidiano, la preoccupazione per tutte le Chiese. Chi è debole, che anch’io non lo sia? Chi riceve scandalo, che io non ne frema?
Se è necessario vantarsi, mi vanterò della mia debolezza. Dio e Padre del Signore Gesù, lui che è benedetto nei secoli, sa che non mentisco. A Damasco, il governatore del re Areta aveva posto delle guardie nella città dei Damasceni per catturarmi, ma da una finestra fui calato giù in una cesta, lungo il muro, e sfuggii dalle sue mani.
Se bisogna vantarsi – ma non conviene – verrò tuttavia alle visioni e alle rivelazioni del Signore. So che un uomo, in Cristo, quattordici anni fa – se con il corpo o fuori del corpo non lo so, lo sa Dio – fu rapito fino al terzo cielo. E so che quest’uomo – se con il corpo o senza corpo non lo so, lo sa Dio – fu rapito in paradiso e udì parole indicibili che non è lecito ad alcuno pronunziare. Di lui io mi vanterò! Di me stesso invece non mi vanterò, fuorché delle mie debolezze. Certo, se volessi vantarmi, non sarei insensato: direi solo la verità. Ma evito di farlo, perché nessuno mi giudichi più di quello che vede o sente da me e per la straordinaria grandezza delle rivelazioni.
Per questo, affinché io non monti in superbia, è stata data alla mia carne una spina, un inviato di Satana per percuotermi, perché io non monti in superbia. A causa di questo per tre volte ho pregato il Signore che l’allontanasse da me. Ed egli mi ha detto: «Ti basta la mia grazia; la forza infatti si manifesta pienamente nella debolezza». Mi vanterò quindi ben volentieri delle mie debolezze, perché dimori in me la potenza di Cristo.


Vangelo 
Lettura del Vangelo secondo Giovanni 21, 15b-19

In quel tempo.
Il Signore Gesù disse a Simon Pietro: «Simone, figlio di Giovanni, mi ami più di costoro?». Gli rispose: «Certo, Signore, tu lo sai che ti voglio bene». Gli disse: «Pasci i miei agnelli». Gli disse di nuovo, per la seconda volta: «Simone, figlio di Giovanni, mi ami?». Gli rispose: «Certo, Signore, tu lo sai che ti voglio bene». Gli disse: «Pascola le mie pecore». Gli disse per la terza volta: «Simone, figlio di Giovanni, mi vuoi bene?». Pietro rimase addolorato che per la terza volta gli domandasse: «Mi vuoi bene?», e gli disse: «Signore, tu conosci tutto; tu sai che ti voglio bene». Gli rispose Gesù: «Pasci le mie pecore. In verità, in verità io ti dico: quando eri più giovane ti vestivi da solo e andavi dove volevi; ma quando sarai vecchio tenderai le tue mani, e un altro ti vestirà e ti porterà dove tu non vuoi». Questo disse per indicare con quale morte egli avrebbe glorificato Dio. E, detto questo, aggiunse: «Seguimi».

mercoledì 27 giugno 2012

PENSIERO E PREGHIERA DEL GIORNO


Lodiamo sempre il nome del Signore

28.06.2012
Dt 15,1-11; Sal 91; Lc 7,18-23

"Se vi sarà in mezzo a te qualche tuo fratello che sia bisognoso in una delle tue città nella terra che il Signore, tuo Dio, ti dà, non indurirai il tuo cuore e non chiuderai la mano davanti al tuo fratello bisognoso, ma gli aprirai la mano e gli presterai quanto occorre alla necessità in cui si trova". (Dt 15)

Il testo del Deuteronomio fissa le norme di base del vivere solidale perchè il popolo d'Isarele, all'entrata nella terra promessa, mettesse in atto comportamenti rispondenti alla fedeltà a Dio e di corresponsabilità con gli altri. Nulla che anche oggi non abbia valore, anzi, i comandi dati da Dio sono validi sempre, pur con i dovuti adattamenti temporali. Anche oggi dovremmo riuscire a seguirne le indicazioni con maggior determinazione.
L'evangelista Luca ci dice che anche ai tempi di Gesù le resistenze a credere e a fidarsi di quanto Gesù andava insegnando erano forti, e nemmeno il vedere con i propri occhi i prodigi compiuti da Gesù facilitava l'adesione a lui e il riconoscimento della sua identità di Messia. 'Beato colui che non trova in me motivo di scandalo!' , dice Gesù ai discepoli del Battista che gli chiedono se è proprio lui Colui che loro attendono per la salvezza o devono attendere qualcun altro. E noi chi attendiamo?

Preghiamo col Salmo

Come sono grandi le tue opere, Signore,
quanto profondi i tuoi pensieri!
L'uomo insensato non li conosce
e lo stolto non li capisce.
(da salmo 91)

SANTO DEL GIORNO



Sant'Ireneo, vescovo e martire

28.06.2012

Il 28 giugno la Chiesa celebra la memoria di sant’Ireneo, vescovo e martire del II secolo.
Nato a Smirne in Asia Minore verso il 130, fu ammiratore e discepolo di Policarpo che gli trasmise la dottrina che a sua volta aveva appreso dagli Apostoli. Emigrato in Francia, divenne presbitero della Chiesa di Lione e, alla morte del vescovo martire Potino, fu chiamato a succedergli nella cattedra lionese. Fedele al suo nome, si adoperò per la rappacificazione delle Chiese già segnate dalle divisioni e dalle controversie e svolse un’intensa attività missionaria tra le popolazioni della Gallia, correggendone le deviazioni dalla fede apostolica.
Compose scritti di alto valore teologico, narrando con grande passione l’esperienza di fede della Chiesa, la bontà infinita di Dio Padre, la bontà delle realtà create e dell’uomo, fatto a immagine e somiglianza di Dio, chiamato a diventare sua gloria vivente sulla terra. Come si tramanda, intorno all’anno 200 coronò col martirio il suo servizio al Vangelo della riconciliazione e della pace.

Il 28 giugno 1528 muore sul monte Soratte Paolo Giustiniani, monaco . Nato nel 1476 da una ricca famiglia veneziana e formato alla scuola dei grandi umanisti del tempo, entrò dapprima con altri due compagni veneziani nell’Eremo di Camaldoli. Proseguendo poi la sua ricerca di una solitudine radicale che fosse veramente per la Chiesa e la società un’efficace “predicazione senza parole”, nel 1520 abbandonò Camaldoli per dare vita alla “compagnia degli eremiti di san Romualdo”, oggi noti come Eremiti camaldolesi di Monte Corona.

RITO AMBROSIANO - 28.06.2012 SETTIMANA DELLA IV DOMENICA DOPO PENTECOSTE - GIOVEDÌ


LETTURA
Lettura del libro del Deuteronomio 15, 1-11


In quei giorni. Mosè disse: «Alla fine di ogni sette anni celebrerete la remissione. Ecco la norma di questa remissione: ogni creditore che detenga un pegno per un prestito fatto al suo prossimo, lascerà cadere il suo diritto: non lo esigerà dal suo prossimo, dal suo fratello, poiché è stata proclamata la remissione per il Signore. Potrai esigerlo dallo straniero; ma quanto al tuo diritto nei confronti di tuo fratello, lo lascerai cadere. Del resto non vi sarà alcun bisognoso in mezzo a voi; perché il Signore certo ti benedirà nella terra che il Signore, tuo Dio, ti dà in possesso ereditario, purché tu obbedisca fedelmente alla voce del Signore, tuo Dio, avendo cura di eseguire tutti questi comandi, che oggi ti do. Quando il Signore, tuo Dio, ti benedirà come ti ha promesso, tu farai prestiti a molte nazioni, ma non prenderai nulla in prestito. Dominerai molte nazioni, mentre esse non ti domineranno.
Se vi sarà in mezzo a te qualche tuo fratello che sia bisognoso in una delle tue città nella terra che il Signore, tuo Dio, ti dà, non indurirai il tuo cuore e non chiuderai la mano davanti al tuo fratello bisognoso, ma gli aprirai la mano e gli presterai quanto occorre alla necessità in cui si trova. Bada bene che non ti entri in cuore questo pensiero iniquo: “È vicino il settimo anno, l’anno della remissione”; e il tuo occhio sia cattivo verso il tuo fratello bisognoso e tu non gli dia nulla: egli griderebbe al Signore contro di te e un peccato sarebbe su di te. Dagli generosamente e, mentre gli doni, il tuo cuore non si rattristi. Proprio per questo, infatti, il Signore, tuo Dio, ti benedirà in ogni lavoro e in ogni cosa a cui avrai messo mano. Poiché i bisognosi non mancheranno mai nella terra, allora io ti do questo comando e ti dico: “Apri generosamente la mano al tuo fratello povero e bisognoso nella tua terra”».


SALMO
Sal 91 (92)

®   Il giusto fiorirà come palma.

È bello rendere grazie al Signore
e cantare al tuo nome, o Altissimo.
Perché mi dai gioia, Signore, con le tue meraviglie,
esulto per l’opera delle tue mani. ®

Come sono grandi le tue opere, Signore,
quanto profondi i tuoi pensieri!
L’uomo insensato non li conosce
e lo stolto non li capisce: ®

se i malvagi spuntano come l’erba
e fioriscono tutti i malfattori,
è solo per la loro eterna rovina,
ma tu, o Signore, sei l’eccelso per sempre. ®

Il giusto fiorirà come palma,
crescerà come cedro del Libano;
piantati nella casa del Signore,
fioriranno negli atri del nostro Dio. ®

Nella vecchiaia daranno ancora frutti,
saranno verdi e rigogliosi,
per annunciare quanto è retto il Signore,
mia roccia: in lui non c’è malvagità. ®

VANGELO
Lettura del Vangelo secondo Luca 7, 18-23

In quel tempo. Giovanni fu informato dai suoi discepoli di tutte queste cose. Chiamati quindi due di loro, Giovanni li mandò a dire al Signore Gesù: «Sei tu colui che deve venire o dobbiamo aspettare un altro?». Venuti da lui, quegli uomini dissero: «Giovanni il Battista ci ha mandati da te per domandarti: “Sei tu colui che deve venire o dobbiamo aspettare un altro?”». In quello stesso momento Gesù guarì molti da malattie, da infermità, da spiriti cattivi e donò la vista a molti ciechi. Poi diede loro questa risposta: «Andate e riferite a Giovanni ciò che avete visto e udito: “I ciechi riacquistano la vista, gli zoppi camminano, i lebbrosi sono purificati, i sordi odono, i morti risuscitano, ai poveri è annunciata la buona notizia”. E beato è colui che non trova in me motivo di scandalo!».

martedì 26 giugno 2012

PENSIERO E PREGHIERA DEL GIORNO


Lodiamo sempre il nome del Signore




27.06.2012
Dt 12,29-13,9; Sal 95(96); Lc 7,11-17

"Seguirete il Signore vostro Dio e gli resterete fedeli". (Dt 12)

“Essi facevano per i loro dei ciò che è abominevole per il Signore e ciò che Egli detesta: bruciavano nel fuoco perfino i loro figli...in onore dei loro dei”. Chiara è la parola pronunciata da Mosè su comando del Signore: non si devono cercare e tanto meno onorare altri dei: sono tutte falsità a danno della propria vita; e coloro che in qualche modo lusingano e cercano di indurre a seguire facili traguardi e verità addomesticate, sono da allontanare e condannare.
Gesù testimonia che la compassione di Dio non è in vendita, ma è puro incontro di amore e di piena fiducia. Ed è solo il Signore a compiere prodigi, ad intervenire e a condividere il cammino dell'umanità. 'Dio ha visitato il suo popolo', non una volta per tutte e non per un gesto di dominio, ma per essere insieme alla storia di ogni essere umano.

Preghiamo col Salmo

Cantate al Signore un canto nuovo,
cantate al Signore, uomini di tutta la terra.
Cantate al Signore, benedite il suo nome,
annunciate di giorno in giorno la sua salvezza.
(dal salmo 95)

SANTO DEL GIORNO


Sant'Arialdo, diacono e martire

27.06.2012

Il 27 giugno la Chiesa ambrosiana celebra la memoria di sant’Arialdo, diacono e martire dell’XI secolo.
Nato a Cucciago, ordinato a cinquant’anni diacono della Chiesa di Milano, si dedicò alla formazione dei giovani che aspiravano alla vita ecclesiastica. Fu promotore e predicatore della riforma della Chiesa, schierandosi col movimento dei “patarini” che auspicavano il miglioramento morale del clero e del popolo e il ripristino della piena libertà della Chiesa dalle ingerenze politiche.
Costituì attorno a sé una comunità di chierici, impegnati a vivere secondo il Vangelo, per i quali predispose un’abitazione comune, detta “la Canonica”, accanto a una chiesa dedicata alla Vergine Maria. Nella lotta scatenata contro i propugnatori della riforma dall’arcivescovo Guido e dai suoi seguaci, Araldo fu cacciato da Milano, imprigionato nel castello di Angera, sul Lago Maggiore, e assassinato, il 27 giugno 1066.
Il corpo di sant’Arialdo fu riportato a Milano l’anno dopo nella chiesa di S. Celso, di qui traslato nella chiesa di S. Dionigi e quindi in Duomo. Il culto locale del Santo è stato approvato dalla Sacra Congregazione dei Riti nel 1904.

RITO AMBROSIANO - 27.06.2012 SETTIMANA DELLA IV DOMENICA DOPO PENTECOSTE - MERCOLEDÌ


Dt 12, 29-13, 9; Sal 95; Lc 7,11-17

LETTURA
Lettura del libro del Deuteronomio 12, 29 - 13, 9


In quei giorni. Mosè disse: «Quando il Signore, tuo Dio, avrà distrutto davanti a te le nazioni di cui tu stai per prendere possesso, quando le avrai conquistate e ti sarai stanziato nella loro terra, guàrdati bene dal lasciarti ingannare seguendo il loro esempio, dopo che saranno state distrutte davanti a te, e dal cercare i loro dèi, dicendo: “Come servivano i loro dèi queste nazioni? Voglio fare così anch’io”. Non ti comporterai in tal modo riguardo al Signore, tuo Dio; perché esse facevano per i loro dèi ciò che è abominevole per il Signore e ciò che egli detesta: bruciavano nel fuoco perfino i loro figli e le loro figlie, in onore dei loro dèi. Osserverete per metterlo in pratica tutto ciò che vi comando: non vi aggiungerai nulla e nulla vi toglierai.
Qualora sorga in mezzo a te un profeta o un sognatore che ti proponga un segno o un prodigio, e il segno e il prodigio annunciato succeda, ed egli ti dica: “Seguiamo dèi stranieri, che tu non hai mai conosciuto, e serviamoli”, tu non dovrai ascoltare le parole di quel profeta o di quel sognatore, perché il Signore, vostro Dio, vi mette alla prova per sapere se amate il Signore, vostro Dio, con tutto il cuore e con tutta l’anima. Seguirete il Signore, vostro Dio, temerete lui, osserverete i suoi comandi, ascolterete la sua voce, lo servirete e gli resterete fedeli. Quanto a quel profeta o a quel sognatore, egli dovrà essere messo a morte, perché ha proposto di abbandonare il Signore, vostro Dio, che vi ha fatto uscire dalla terra d’Egitto e ti ha riscattato dalla condizione servile, per trascinarti fuori della via per la quale il Signore, tuo Dio, ti ha ordinato di camminare. Così estirperai il male in mezzo a te.
Qualora il tuo fratello, figlio di tuo padre o figlio di tua madre, o il figlio o la figlia o la moglie che riposa sul tuo petto o l’amico che è come te stesso t’istighi in segreto, dicendo: “Andiamo, serviamo altri dèi”, dèi che né tu né i tuoi padri avete conosciuto, divinità dei popoli che vi circondano, vicini a te o da te lontani da un’estremità all’altra della terra, tu non dargli retta, non ascoltarlo. Il tuo occhio non ne abbia compassione: non risparmiarlo, non coprire la sua colpa».

SALMO
Sal 95 (96)

®   Dio regna: esulti la terra.

Cantate al Signore un canto nuovo,
cantate al Signore, uomini di tutta la terra.
Cantate al Signore, benedite il suo nome,
annunciate di giorno in giorno la sua salvezza. ®

In mezzo alle genti narrate la sua gloria,
a tutti i popoli dite le sue meraviglie.
Grande è il Signore e degno di ogni lode,
terribile sopra tutti gli dèi. ®

Tutti gli dèi dei popoli sono un nulla,
il Signore invece ha fatto i cieli.
Maestà e onore sono davanti a lui,
forza e splendore nel suo santuario. ®

Date al Signore, o famiglie dei popoli,
date al Signore gloria e potenza,
date al Signore la gloria del suo nome.
Portate offerte ed entrate nei suoi atri. ®

Dite tra le genti: «Il Signore regna!».
È stabile il mondo, non potrà vacillare!
Egli giudica i popoli con rettitudine. ®

VANGELO
Lettura del Vangelo secondo Luca 7, 11-17

In quel tempo. Il Signore Gesù si recò in una città chiamata Nain, e con lui camminavano i suoi discepoli e una grande folla. Quando fu vicino alla porta della città, ecco, veniva portato alla tomba un morto, unico figlio di una madre rimasta vedova; e molta gente della città era con lei. Vedendola, il Signore fu preso da grande compassione per lei e le disse: «Non piangere!». Si avvicinò e toccò la bara, mentre i portatori si fermarono. Poi disse: «Ragazzo, dico a te, àlzati!». Il morto si mise seduto e cominciò a parlare. Ed egli lo restituì a sua madre. Tutti furono presi da timore e glorificavano Dio, dicendo: «Un grande profeta è sorto tra noi», e: «Dio ha visitato il suo popolo». Questa fama di lui si diffuse per tutta quanta la Giudea e in tutta la regione circostante.