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lunedì 24 marzo 2014

PENSIERO E PREGHIERA DFEL GIORNO

Dio ama stare con gli uomini

25.03.2014
ANNUNCIAZIONE DEL SIGNORE

Is 7,10-14; Sal 39 (40); Eb 10,4-10; Lc 1,26b-38

Per questo, entrando nel mondo, Cristo dice: Tu non hai voluto né sacrificio né offerta, un corpo invece mi hai preparato. Non hai gradito né olocausti né sacrifici per il peccato. Allora ho detto: “Ecco, io vengo – poiché di me sta scritto nel rotolo del libro – per fare, o Dio, la tua volontà”. (Eb 10, 5-7)

Come accade per Gesù, il Figlio fattosi uomo; come accade per Maria, che mette la sua vita nelle mani di Dio e della sua volontà; così anche per noi accada di riconoscere le vie attraverso le quali offrire la vita per il meraviglioso disegno di Dio. È la nostra vita, il nostro corpo, sono i nostri giorni e le nostre energie ciò con cui possiamo rispondere e corrispondere alle attese di Dio. Forse – e soprattutto in Quaresima – ci può accadere di pensare che qualche piccolo gesto o “sacrificio” possa risolvere la questione della nostra dedizione a Dio… Semmai le nostre rinunce possono essere un segno visibile e concreto di un desiderio più ampio e totalizzante di mettere la vita nelle mani di Dio e compiere la sua volontà.

Preghiamo

Allora ho detto: “Ecco io vengo.
Nel rotolo del libro su di me è scritto
di fare la tua volontà:
mio Dio, questo io desidero;
la tua legge è nel mio intimo”.
Ho annunciato la tua giustizia nella grande assemblea;
vedi: non tengo chiuse le labbra, Signore, tu lo sai.
(dal Salmo 40)

SANTO DEL GIORNO

Annunciazione del Signore - solennità

25.03.2014

E' una solennità che, prima della riforma liturgica, aveva un carattere squisitamente mariano come diceva il titolo stesso della festa: “ Annunciazione di Maria”. Il titolo odierno sposta l’accento sul Signore: “Annunciazione del Signore” si dice, ad indicare l’evento che si celebra, dal quale inizia un tempo nuovo sulla terra, l’incarnazione di Dio. Questo era già sottolineato del resto dalla data stessa, il 25 marzo, legata alla fissazione del Natale al 25 dicembre: nove mesi prima della nascita di Gesù, con l’annuncio dell’Angelo a Maria e il Fiat di lei, la Parola prende carne d’uomo nel seno di una donna che ha creduto a Dio e inizia il suo pellegrinaggio sulla terra. Quest'anno la data è slittata ad oggi per la sovrapposizione con il tempo prepasquale della Settimana santa.
Nell’episodio biblico dell’annuncio, l’evangelista Luca presenta Maria come la personificazione del piccolo resto, povero e umiliato di Israele, di coloro che incarnano nella loro vita l’attesa di un salvatore, e offrono alla venuta del Messia il grembo in cui prendere forma d’uomo. È festa del Signore, questa, perché Dio trova accoglienza sulla terra e per la sua venuta la terra diventa feconda di vita; per questo è festa anche di Maria, la terra che lo accoglie, ed è festa di tutti perché nella sua povertà ormai la terra di tutti è abitata da Dio.
 

Annunciazione del Signore - solennità

Is 7,10-14

In quei giorni, il Signore parlò ad Acaz: «Chiedi un segno dal Signore tuo Dio, dal profondo degli ìnferi oppure lassù in alto». Ma Acaz rispose:«Non lo chiederò, non voglio tentare il Signore». Allora Isaìa disse: «Ascoltate, casa di Davide! Non vi basta stancare la pazienza degli uomini, perché ora vogliate stancare anche quella del mio Dio? Pertanto il Signore stesso vi darà un segno. Ecco: la vergine concepirà e partorirà un figlio, che chiamerà Emmanuele, cioè Dio-con-noi».

Salmo
Sal 39 (40)

   Rit.: Ecco, io vengo, Signore, per fare la tua volontà.

Non hai chiesto olocausto né sacrificio per il peccato.
Allora ho detto: «Ecco, io vengo.
Nel rotolo del libro su di me è scritto
di fare la tua volontà:
mio Dio, questo io desidero».             R

Ho annunciato la tua giustizia nella grande assemblea;
vedi: non tengo chiuse le labbra, Signore, tu lo sai.
Non ho nascosto la tua giustizia dentro il mio cuore,
la tua verità e la tua salvezza ho proclamato.             R

Non ho celato il tuo amore
e la tua fedeltà alla grande assemblea.
Esultino e gioiscano in te quelli che ti cercano;
dicano sempre: «Il Signore è grande!»
quelli che amano la tua salvezza.             R

 Epistola
Eb 10,4-10

Fratelli, è impossibile eliminare i peccati con il sangue di tori e di capri. Per questo, entrando nel mondo, Cristo dice: "Tu non hai voluto né sacrificio né offerta, un corpo invece mi hai preparato. Non hai gradito né olocàusti né sacrifici per il peccato. Allora ho detto: Ecco, io vengo - poiché di me sta scritto nel rotolo del libro - per compiere, o Dio, la tua volontà". Dopo aver detto: " Non hai voluto e non hai gradito né sacrifici né offerte, né olocàusti né sacrifici per il peccato", cose tutte che vengono offerte secondo la legge, soggiunge: "Ecco, io vengo a fare la tua volontà" Con ciò stesso egli abolisce il primo sacrificio per stabilirne uno nuovo. Ed è appunto per quella volontà che noi siamo stati santificati, per mezzo dell'offerta del corpo di Gesù Cristo, fatta una volta per sempre.

Vangelo
Lc 1,26b-38

In quel tempo, l'angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nazaret, a una vergine, sposa di un uomo della casa di Davide, chiamato Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. Entrando da lei, disse: «Ti saluto, o piena di grazia, il Signore è con te». A queste parole ella rimase turbata e si domandava che senso avesse un tale saluto. L'angelo le disse: « Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ecco concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e chiamato Figlio dell'Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine». Allora Maria disse all'angelo: « Come è possibile? Non conosco uomo». Le rispose l'angelo: «Lo Spirito Santo scenderà su di te, su te stenderà la sua ombra la potenza dell'Altissimo. Colui che nascerà sarà dunque santo e chiamato Figlio di Dio. Vedi: anche Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia, ha concepito un figlio e questo è il sesto mese per lei, che tutti dicevano sterile: nulla è impossibile a Dio». Allora Maria disse: «Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto». E l'angelo partì da lei.

domenica 23 marzo 2014

PENSIERO E PREGHIERA DEL GIORNO

Dio ama stare con gli uomini

23.03.2014
DOMENICA III DI QUARESIMA

Es 34,1-10; Sal 105 (106); Gal 3,6-14; Gv 8,31-59

Cristo ci ha riscattati dalla maledizione della Legge, diventando lui stesso maledizione per noi, poiché sta scritto: “Maledetto chi è appeso al legno”, perché in Cristo Gesù la benedizione di Abramo passasse ai pagani e noi, mediante la fede, ricevessimo la promessa dello Spirito. (Gal 3,13-14)
Se il cammino della vita cristiana è faticoso, è nello stesso tempo anche libero e liberante. Non siamo schiavi di norme da seguire o di leggi da rispettare: siamo piuttosto messi di fronte alla consapevole e meravigliosa possibilità di scegliere una Via, la Via che salva, Via che è una persona, Via che racconta di una decisione di amore sino alla fine, capace di consegnare tutto, e tutto di sé. Ciò che ci toglie dalla schiavitù della Legge non è la tenacia delle nostre decisioni, né la radicalità della nostra fedeltà; è piuttosto l’adesione ad un amore, la cura per il legame con una persona, la fede appoggiata a quel suo progetto, l’accoglienza di una benedizione che ci precede, la disponibilità stupita e festosa al dono dello Spirito che invade la storia. Etica e morale allora saranno festa, e mai oscuro e vuoto dovere.

Preghiamo

Dico a chi si vanta: “Non vantatevi!”,
e ai malvagi: “Non alzate la fronte!”.
Non alzate la fronte contro il cielo,
non parlate con aria insolente.
Né dall’oriente né dall’occidente
né dal deserto viene l’esaltazione,
perché Dio è giudice:
è lui che abbatte l’uno ed esalta l’altro.
(dal Salmo 75)

Impegno settimanale

Nell’incontro quotidiano con i fratelli, cerco di avere per loro una parola o un gesto di autentica speranza.

SANTO DEL GIORNO

Santa Pelagia, martire (IV secolo)

23.03.2014
 
Il nome di Pelagia compare accanto a quelli di Domezio, Aquila “eparca” e Teodosio martiri, nel calendario bizantino edito per ordine dell’imperatore Basilio II, da dove passa nel Martirologio Romano. La loro testimonianza avvenne all’epoca di Giuliano l’Apostata, l’imperatore che si adoperò in ogni modo per restaurare la morente religione pagana, pensando in questo modo di arrestare la decadenza dell’Impero romano. Pelagia e i suoi compagni, in una pubblica riunione in onore degli dei, a Cesarea, dichiararono pubblicamente la falsità del paganesimo che l’imperatore imponeva. Arrestati, furono torturati e uccisi per decapitazione.
Ciò accadeva nell’anno 362, un anno prima della morte dell’imperatore apostata, che cadde in battaglia mentre combatteva contro i barbari.

RITO AMBROSIANO - DOMENICA DI ABRAMO III di Quaresima

Lettura del libro dell’Esodo 34, 1-10

In quei giorni. Il Signore disse a Mosè: «Taglia due tavole di pietra come le prime. Io scriverò su queste tavole le parole che erano sulle tavole di prima, che hai spezzato. Tieniti pronto per domani mattina: domani mattina salirai sul monte Sinai e rimarrai lassù per me in cima al monte. Nessuno salga con te e non si veda nessuno su tutto il monte; neppure greggi o armenti vengano a pascolare davanti a questo monte». Mosè tagliò due tavole di pietra come le prime; si alzò di buon mattino e salì sul monte Sinai, come il Signore gli aveva comandato, con le due tavole di pietra in mano.
Allora il Signore scese nella nube, si fermò là presso di lui e proclamò il nome del Signore. Il Signore passò davanti a lui, proclamando: «Il Signore, il Signore, Dio misericordioso e pietoso, lento all’ira e ricco di amore e di fedeltà, che conserva il suo amore per mille generazioni, che perdona la colpa, la trasgressione e il peccato, ma non lascia senza punizione, che castiga la colpa dei padri nei figli e nei figli dei figli fino alla terza e alla quarta generazione». Mosè si curvò in fretta fino a terra e si prostrò. Disse: «Se ho trovato grazia ai tuoi occhi, Signore, che il Signore cammini in mezzo a noi. Sì, è un popolo di dura cervice, ma tu perdona la nostra colpa e il nostro peccato: fa’ di noi la tua eredità».
Il Signore disse: «Ecco, io stabilisco un’alleanza: in presenza di tutto il tuo popolo io farò meraviglie, quali non furono mai compiute in nessuna terra e in nessuna nazione: tutto il popolo in mezzo al quale ti trovi vedrà l’opera del Signore, perché terribile è quanto io sto per fare con te».


SALMO
Sal 105 (106)

             ®   Salvaci, Signore, nostro Dio.

Abbiamo peccato con i nostri padri,
delitti e malvagità abbiamo commesso.
I nostri padri, in Egitto, non compresero le tue meraviglie,
non si ricordarono della grandezza del tuo amore. ®

Molte volte li aveva liberati,
eppure si ostinarono nei loro progetti.
Ma egli vide la loro angustia,
quando udì il loro grido.®

Si ricordò della sua alleanza con loro
e si mosse a compassione, per il suo grande amore.
Li affidò alla misericordia
di quelli che li avevano deportati.®


EPISTOLA

Lettera di san Paolo apostolo ai Gàlati 3, 6-14

Fratelli, come Abramo «ebbe fede in Dio e gli fu accreditato come giustizia», riconoscete dunque che figli di Abramo sono quelli che vengono dalla fede. E la Scrittura, prevedendo che Dio avrebbe giustificato i pagani per la fede, preannunciò ad Abramo: «In te saranno benedette tutte le nazioni». Di conseguenza, quelli che vengono dalla fede sono benedetti insieme ad Abramo, che credette. Quelli invece che si richiamano alle opere della Legge stanno sotto la maledizione, poiché sta scritto: «Maledetto chiunque non rimane fedele a tutte le cose scritte nel libro della Legge per metterle in pratica». E che nessuno sia giustificato davanti a Dio per la Legge risulta dal fatto che «il giusto per fede vivrà». Ma la Legge non si basa sulla fede; al contrario dice: «Chi metterà in pratica queste cose, vivrà grazie ad esse». Cristo ci ha riscattati dalla maledizione della Legge, diventando lui stesso maledizione per noi, poiché sta scritto: «Maledetto chi è appeso al legno», perché in Cristo Gesù la benedizione di Abramo passasse ai pagani e noi, mediante la fede, ricevessimo la promessa dello Spirito.  


VANGELO
Lettura del Vangelo secondo Giovanni 8, 31-59

In quel tempo. Il Signore Gesù disse a quei Giudei che gli avevano creduto: «Se rimanete nella mia parola, siete davvero miei discepoli; conoscerete la verità e la verità vi farà liberi». Gli risposero: «Noi siamo discendenti di Abramo e non siamo mai stati schiavi di nessuno. Come puoi dire: “Diventerete liberi”?». Gesù rispose loro: «In verità, in verità io vi dico: chiunque commette il peccato è schiavo del peccato. Ora, lo schiavo non resta per sempre nella casa; il figlio vi resta per sempre. Se dunque il Figlio vi farà liberi, sarete liberi davvero. So che siete discendenti di Abramo. Ma intanto cercate di uccidermi perché la mia parola non trova accoglienza in voi. Io dico quello che ho visto presso il Padre; anche voi dunque fate quello che avete ascoltato dal padre vostro».
Gli risposero: «Il padre nostro è Abramo». Disse loro Gesù: «Se foste figli di Abramo, fareste le opere di Abramo. Ora invece voi cercate di uccidere me, un uomo che vi ha detto la verità udita da Dio. Questo, Abramo non l’ha fatto. Voi fate le opere del padre vostro». Gli risposero allora: «Noi non siamo nati da prostituzione; abbiamo un solo padre: Dio!». Disse loro Gesù: «Se Dio fosse vostro padre, mi amereste, perché da Dio sono uscito e vengo; non sono venuto da me stesso, ma lui mi ha mandato. Per quale motivo non comprendete il mio linguaggio? Perché non potete dare ascolto alla mia parola. Voi avete per padre il diavolo e volete compiere i desideri del padre vostro. Egli era omicida fin da principio e non stava saldo nella verità, perché in lui non c’è verità. Quando dice il falso, dice ciò che è suo, perché è menzognero e padre della menzogna. A me, invece, voi non credete, perché dico la verità. Chi di voi può dimostrare che ho peccato? Se dico la verità, perché non mi credete? Chi è da Dio ascolta le parole di Dio. Per questo voi non ascoltate: perché non siete da Dio».
Gli risposero i Giudei: «Non abbiamo forse ragione di dire che tu sei un Samaritano e un indemoniato?». Rispose Gesù: «Io non sono indemoniato: io onoro il Padre mio, ma voi non onorate me. Io non cerco la mia gloria; vi è chi la cerca, e giudica. In verità, in verità io vi dico: se uno osserva la mia parola, non vedrà la morte in eterno». Gli dissero allora i Giudei: «Ora sappiamo che sei indemoniato. Abramo è morto, come anche i profeti, e tu dici: “Se uno osserva la mia parola, non sperimenterà la morte in eterno”. Sei tu più grande del nostro padre Abramo, che è morto? Anche i profeti sono morti. Chi credi di essere?». Rispose Gesù: «Se io glorificassi me stesso, la mia gloria sarebbe nulla. Chi mi glorifica è il Padre mio, del quale voi dite: “È nostro Dio!”, e non lo conoscete. Io invece lo conosco. Se dicessi che non lo conosco, sarei come voi: un mentitore. Ma io lo conosco e osservo la sua parola. Abramo, vostro padre, esultò nella speranza di vedere il mio giorno; lo vide e fu pieno di gioia». Allora i Giudei gli dissero: «Non hai ancora cinquant’anni e hai visto Abramo?». Rispose loro Gesù: «In verità, in verità io vi dico: prima che Abramo fosse, Io Sono». Allora raccolsero delle pietre per gettarle contro di lui; ma Gesù si nascose e uscì dal tempio.
 

giovedì 20 marzo 2014

PENSIERO E PREGHIERA DEL GIORNO

Cambiare per amore

20.03.2014
Gen 16,1-15; Sal 118 (119),49-56; Pr 6, 20-29; Mt 6,1-6

Figlio mio, osserva il comando di tuo padre e non disprezzare l’insegnamento di tua madre. Fissali sempre nel tuo cuore, appendili al collo. Quando cammini ti guideranno, quando riposi veglieranno su di te, quando ti desti ti parleranno, perché il comando è una lampada e l’insegnamento una luce. (Pr 6,20-23a)

 

C’è una Parola che abbiamo ricevuto, una Parola da custodire come tesoro prezioso, un dono da portare sempre con noi, una grazia che non avrebbe senso abbandonare o trascurare. È un dono che può diventare presenza che agisce, alla quale possiamo affidarci; persino nel riposo, dice il testo di Proverbi. Abbiamo ricevuto parole che sanno farsi vita, parole che illuminano e guidano, parole che sanno dire quando tutto sembra tacere senso e direzione. Sono parole a volte dure, come un comando forte e carico di pressanti aspettative; parole che non vogliono ci perdiamo là dove non si incontra gioia e rimangono solo nebbia e buio. Parole da inchiodare al cuore e far tintinnare al nostro collo ad ogni movimento, ad ogni passo nella vita.


Preghiamo

La legge del Signore è perfetta,
rinfranca l’anima;
la testimonianza del Signore è stabile,
rende saggio il semplice.
I precetti del Signore sono retti,
fanno gioire il cuore;
il comando del Signore è limpido,
illumina gli occhi.
(dal Salmo 19)

SANTO DEL GIORNO

San Serapione di Thmuis, monaco e vescovo sec. IV

20.03.2014

Asceta del deserto egiziano e poi vescovo di Thmuis, Serapione occupò un posto di grande rilievo nella Chiesa copta del IV secolo. Ne è testimone Girolamo, che nel De viris illustribus gli dedica un capitolo, ricordandone l’amicizia con sant’Antonio. Anche Atanasio di Alessandria lo ricorda nella Vita Antonii, oltre a indirizzargli numerose epistole, come uno dei discepoli prediletti del santo anacoreta, confidente delle sue visioni (V.A., 82) ed erede di una delle sue tuniche di pelle di montone (V.A., 91). Sozomeno poi, nella Historia ecclesiastica lo annovera in una lista di personaggi famosi e ne esalta la santità e l’eloquenza. Fu infatti messo a capo di una delegazione di altri quattro vescovi inviati alla corte di Costanzo III per confutare le accuse che gli ariani avevano rivolto ad Atanasio.
La finezza d’ingegno di Serapione gli fece meritare il titolo di “scolastico”. Scrisse il trattatoAdversus Manichaeum, dove con un linguaggio molto semplice, rivelatore però di abilità retorica e di cultura filosofica, combatte i punti fondamentali del manicheismo, cioè il dualismo bene-male e le obiezioni contro l’AT; il De psalmorum titulis, andato perduto; diverse lettere, delle quali ne sono state ritrovate due: l’Epistula ad monachos, e quella indirizzata ai discepoli di Antonio, Isaac e Samatas. Non si conosce la data precisa della morte di Serapione, avvenuta però non prima del 362, alcuni anni dopo la sua cacciata in esilio, probabilmente a seguito del fallimento della delegazione presso Costanzo III.
 

RITO AMBROSIANO - GIOVEDÌ DELLA II SETTIMANA DI QUARESIMA

GENESI
Lettura del libro della Genesi 16, 1-15

In quei giorni. Sarài, moglie di Abram, non gli aveva dato figli. Avendo però una schiava egiziana chiamata Agar, Sarài disse ad Abram: «Ecco, il Signore mi ha impedito di aver prole; unisciti alla mia schiava: forse da lei potrò avere figli». Abram ascoltò l’invito di Sarài. Così, al termine di dieci anni da quando Abram abitava nella terra di Canaan, Sarài, moglie di Abram, prese Agar l’Egiziana, sua schiava, e la diede in moglie ad Abram, suo marito. Egli si unì ad Agar, che restò incinta. Ma, quando essa si accorse di essere incinta, la sua padrona non contò più nulla per lei.
Allora Sarài disse ad Abram: «L’offesa a me fatta ricada su di te! Io ti ho messo in grembo la mia schiava, ma da quando si è accorta d’essere incinta, io non conto più niente per lei. Il Signore sia giudice tra me e te!». Abram disse a Sarài: «Ecco, la tua schiava è in mano tua: trattala come ti piace». Sarài allora la maltrattò, tanto che quella fuggì dalla sua presenza. La trovò l’angelo del Signore presso una sorgente d’acqua nel deserto, la sorgente sulla strada di Sur, e le disse: «Agar, schiava di Sarài, da dove vieni e dove vai?». Rispose: «Fuggo dalla presenza della mia padrona Sarài». Le disse l’angelo del Signore: «Ritorna dalla tua padrona e restale sottomessa». Le disse ancora l’angelo del Signore: «Moltiplicherò la tua discendenza e non si potrà contarla, tanto sarà numerosa». Soggiunse poi l’angelo del Signore: / «Ecco, sei incinta: / partorirai un figlio / e lo chiamerai Ismaele, / perché il Signore ha udito il tuo lamento. / Egli sarà come un asino selvatico; / la sua mano sarà contro tutti / e la mano di tutti contro di lui, / e abiterà di fronte a tutti i suoi fratelli». / Agar, al Signore che le aveva parlato, diede questo nome: «Tu sei il Dio della visione», perché diceva: «Non ho forse visto qui colui che mi vede?». Per questo il pozzo si chiamò pozzo di Lacai-Roì; è appunto quello che si trova tra Kades e Bered. Agar partorì ad Abram un figlio e Abram chiamò Ismaele il figlio che Agar gli aveva partorito.  




SALMO
Sal 118 (119), 49-56


    ®   La tua parola, Signore, è verità e vita.


Ricòrdati della parola detta al tuo servo,
con la quale mi hai dato speranza.
Questo mi consola nella mia miseria:
la tua promessa mi fa vivere. ®


Gli orgogliosi mi insultano aspramente,
ma io non mi allontano dalla tua legge.
Ricordo i tuoi eterni giudizi, o Signore,
e ne sono consolato. ®


Mi ha invaso il furore contro i malvagi
che abbandonano la tua legge.
I tuoi decreti sono il mio canto
nella dimora del mio esilio. ®


Nella notte ricordo il tuo nome, Signore,
e osservo la tua legge.
Tutto questo mi accade
perché ho custodito i tuoi precetti. ®



PROVERBI
Lettura del libro dei Proverbi 6, 20-29

Figlio mio, / osserva il comando di tuo padre / e non disprezzare l’insegnamento di tua madre. / Fissali sempre nel tuo cuore, / appendili al collo. / Quando cammini ti guideranno, / quando riposi veglieranno su di te, / quando ti desti ti parleranno, / perché il comando è una lampada / e l’insegnamento una luce / e un sentiero di vita l’istruzione che ti ammonisce: / ti proteggeranno dalla donna altrui, / dalle parole seducenti della donna sconosciuta. / Non desiderare in cuor tuo la sua bellezza, / non lasciarti adescare dai suoi sguardi, / poiché, se la prostituta cerca il pane, / la donna sposata ambisce una vita preziosa. / Si può portare il fuoco sul petto / senza bruciarsi i vestiti, / o camminare sulle braci / senza scottarsi i piedi? / Così chi si accosta alla donna altrui: / chi la tocca non resterà impunito.      



VANGELO
Lettura del Vangelo secondo Matteo 6, 1-6


In quel tempo. Il Signore Gesù diceva ai suoi discepoli: «State attenti a non praticare la vostra giustizia davanti agli uomini per essere ammirati da loro, altrimenti non c’è ricompensa per voi presso il Padre vostro che è nei cieli. Dunque, quando fai l’elemosina, non suonare la tromba davanti a te, come fanno gli ipocriti nelle sinagoghe e nelle strade, per essere lodati dalla gente. In verità io vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa. Invece, mentre tu fai l’elemosina, non sappia la tua sinistra ciò che fa la tua destra, perché la tua elemosina resti nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà.
E quando pregate, non siate simili agli ipocriti che, nelle sinagoghe e negli angoli delle piazze, amano pregare stando ritti, per essere visti dalla gente. In verità io vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa. Invece, quando tu preghi, entra nella tua camera, chiudi la porta e prega il Padre tuo, che è nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà».
 

mercoledì 19 marzo 2014

PENSIERO E PREGHIERA DEL GIORNO

Cambiare per amore

19.03.2014
S. GIUSEPPE, SPOSO DELLA BEATA VERGINE MARIA

Sir 44,23g-45,2a.3d-5d; Sal 15 (16); Eb 11,1-2.7-9.13a-c.39-12,2b; Mt 2,19-23 oppure Lc 2,41-49

Anche noi dunque, circondati da tale moltitudine di testimoni, avendo deposto tutto ciò che è di peso e il peccato che ci assedia, corriamo con perseveranza nella corsa che ci sta davanti, tenendo fisso lo sguardo su Gesù, colui che dà origine alla fede e la porta a compimento. (Eb 12,1-2b)

 

La giornata di oggi nel ricordo di san Giuseppe è festa per le meravigliosa possibilità che la fede dischiude, possibilità che possiamo riconoscere in chi in questa fede è vissuto, chi ha percorso i giorni della propria vita con lo sguardo reso luminoso e brillante dalla bellezza di un incontro che sa cambiare e liberare. Deponiamo ciò che ci appesantisce, ciò che ci stringe e non ci lascia movimento e agilità, perché la vita sia una corsa festosa e liberante. Se Gesù ha detto qualcosa al nostro orecchio, se in lui riconosciamo qualcosa che ci riguarda in ciò che più profondamente noi siamo, allora non ci sia indugio a percorrere questa via, non ci sia ritardo nel decidere, non incertezza nell’orientarci, non timore nel cercare la gioia preparata per ognuno di noi.

Preghiamo

Poni, Signore, una guardia alla mia bocca,
sorveglia la porta delle mie labbra.
Non piegare il mio cuore al male,
a compiere azioni criminose con i malfattori;
che io non gusti i loro cibi deliziosi.
Mi percuota il giusto e il fedele mi corregga,
l’olio del malvagio non profumi la mia testa,
tra le loro malvagità continui la mia preghiera.
(dal Salmo 141)

SANTO DEL GIORNO

San Giuseppe, sposo della beata vergine Maria - solennità

19.03.2014

 Discendente della stirpe di Davide attraverso Giacobbe (Mt 1,16) ed Eli (Lc 3,23), Giuseppe, il cui nome in ebraico significa “Jahvè accresca, o aggiunga”, visse a Nazareth, in Galilea svolgendo l’attività di falegname. Attraverso l’apparizione di un angelo, che in sogno gli rivela la divina maternità di Maria, sua sposa, riceve l’incarico di assumere la paternità del figlio generato per opera dello Spirito Santo. Sempre in sogno, dopo la nascita del figlio Gesù, un angelo lo esorta a fuggire in Egitto per salvare il Bambino dalla persecuzione di Erode, e solo alla morte di costui poté ritornare a Nazareth con Maria e il figlio Gesù. Giuseppe è presente ancora nel vangelo quando Gesù dodicenne si allontana dai genitori per discutere con i dottori nel tempio. È sempre presentato come “sposo di Maria” e “padre” di Gesù, considerato come suo figlio, sia dalla sposa (Lc 2,48) che dagli estranei (Lc 4,22) e gli è attribuita la qualifica di “giusto” (Mt 1,19).
I vangeli non ci informano di più sulla sua vita, e nulla narrano della sua morte e sul luogo della sua sepoltura, mentre i vangeli apocrifi riportano tante leggende sul conto della santa famiglia. Dagli evangelisti Giuseppe è considerato parte integrante della storia della salvezza, intimamente legato al piano dell’incarnazione. Gesù è discendente di Davide “secondo la carne” (Rm 1,3), quindi Dio è stato fedele alle sue promesse proprio grazie alla presenza e alla fede di Giuseppe il quale, accogliendo come suo il “figlio di Maria”, sua legittima sposa, lo inserisce nella discendenza davidica, da cui doveva nascere il Messia. La devozione di san Giuseppe, accanto a quella della Vergine sua sposa, è sempre stata cara al popolo cristiano, che ne implora la intercessione nei tempi più difficili. Papa Giovanni XXIII, che nutriva un’affezione particolare per san Giuseppe, stabilì che nel Canone Romano della messa fosse inserito il suo nome accanto a quello della Vergine Maria, prima degli angeli, dei sommi pontefici e dei martiri. In Occidente il culto di san Giuseppe è relativamente tardo, mentre in Oriente risale al IV secolo. In Europa ne troviamo le prime testimonianze nei Martirologi del X secolo, alla data del 19 marzo, destinata a diventare festa universale nel 1621, quando Gregorio XV la estenderà a tutta la Chiesa.

martedì 18 marzo 2014

San Giuseppe Sposo della Beata Vergine Maria - solennità

Lettura del libro del Siracide 44, 23h - 45, 2a. 3d-5d

Il Signore Dio da Giacobbe fece sorgere un uomo mite, che incontrò favore agli occhi di tutti, amato da Dio e dagli uomini, il cui ricordo è in benedizione. Gli diede gloria pari a quella dei santi e gli mostrò parte della sua gloria. Lo santificò nella fedeltà e nella mitezza, lo scelse fra tutti gli uomini. Gli fece udire la sua voce, lo fece entrare nella nube oscura e gli diede faccia a faccia i comandamenti, legge di vita e d’intelligenza.

Salmo
Sal 15 (16)

R.: Tu sei fedele, Signore, alle tue promesse.

Il Signore è mia parte di eredità e mio calice:
nelle tue mani è la mia vita.
Per me la sorte è caduta su luoghi deliziosi:
la mia eredità è stupenda. R

Io pongo sempre davanti a me il Signore,
sta alla mia destra, non potrò vacillare.
Per questo gioisce il mio cuore
ed esulta la mia anima. R

Mi indicherai il sentiero della vita,
gioia piena alla tua presenza,
dolcezza senza fine alla tua destra. R

Epistola
Lettera agli Ebrei 11, 1-2. 7-9. 13c. 39 - 12, 2b

Fratelli, la fede è fondamento di ciò che si spera e prova di ciò che non si vede. Per questa fede i nostri antenati sono stati approvati da Dio. Per fede, Noè, avvertito di cose che ancora non si vedevano, preso da sacro timore, costruì un’arca per la salvezza della sua famiglia; e per questa fede condannò il mondo e ricevette in eredità la giustizia secondo la fede. Per fede, Abramo, chiamato da Dio, obbedì partendo per un luogo che doveva ricevere in eredità, e partì senza sapere dove andava. Per fede, egli soggiornò nella terra promessa come in una regione straniera, abitando sotto le tende, come anche Isacco e Giacobbe, coeredi della medesima promessa. Nella fede morirono tutti costoro, senza aver ottenuto i beni promessi, ma li videro e li salutarono solo da lontano. Tutti costoro, pur essendo stati approvati a causa della loro fede, non ottennero ciò che era stato loro promesso: Dio infatti per noi aveva predisposto qualcosa di meglio, affinché essi non ottenessero la perfezione senza di noi. Anche noi dunque, circondati da tale moltitudine di testimoni, avendo deposto tutto ciò che è di peso e il peccato che ci assedia, corriamo con perseveranza nella corsa che ci sta davanti, tenendo fisso lo sguardo su Gesù, colui che dà origine alla fede e la porta a compimento.

Vangelo
Lettura del Vangelo secondo Matteo 2, 19-23

In quel tempo. Morto Erode, ecco, un angelo del Signore apparve in sogno a Giuseppe in Egitto e gli disse: «Àlzati, prendi con te il bambino e sua madre e va’ nella terra d’Israele; sono morti infatti quelli che cercavano di uccidere il bambino». Egli si alzò, prese il bambino e sua madre ed entrò nella terra d’Israele. Ma, quando venne a sapere che nella Giudea regnava Archelao al posto di suo padre Erode, ebbe paura di andarvi. Avvertito poi in sogno, si ritirò nella regione della Galilea e andò ad abitare in una città chiamata Nàzaret, perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo dei profeti: «Sarà chiamato Nazareno».