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domenica 31 marzo 2013

PENSIERO E PREGHIERA DEL GIORNO


Alla sua luce vediamo la luce

1.04.2013
Ottava di Pasqua - Lunedi in Albis

At 13,17-24; Sal 98(99); 1Cor 5,7-8;  Lc 24,1-12

“Perché cercate tra i morti colui che è vivo?”           (Lc 24,5)

C’è un contrasto fortissimo tra le parole di Pietro alla folla e quelle degli angeli alle donne. “Avete agito per ignoranza” afferma Pietro, “Bisogna che il figlio dell’uomo sia consegnato nelle mani dei peccatori” ricordano gli angeli. L’azione del Figlio dell’uomo è consapevole, mirata, cosciente di una “necessità” che a noi sfugge: la consegna nelle mani dei peccatori, nelle nostre mani. Inconsapevole, invece, sembra l’azione dei carnefici di Gesù. Cristo realizza il progetto, concepito nell’Eden da Eva “istruita” dal serpente: sbarazzarsi del Dio avversario e concorrente. Gesù lascia all’uomo il potere di mettere a morte l’autore della vita (At 3,15). Nel fatto della croce è come se Dio dicesse all’uomo:”sia fatta la tua volontà”. Nel Cristo che muore d’amore per la sua creatura si manifesterà il volto autentico del creatore:”… un Dio che perdona…”(Sal 98). Non cerchiamo più tra i morti. Quelli che stanno nei cieli, sulla terra e sottoterra (Fil 2,5-11) piegheranno il ginocchio davanti a un Vivente che darà loro vita:”Non temere! Io sono il primo e l’ultimo e il vivente. Ero morto ma ora vivo per sempre e ho le chiavi della morte e degli inferi” (Ap 1,17ss).

Preghiamo

Invocavano il Signore
ed egli rispondeva.
Eri per loro un Dio che perdona:
santo è il Signore, nostro Dio!                   
 (dal salmo 98)

SANTO DEL GIORNO


Lunedi dell'Ottava di Pasqua

Sant'Ugo di Grenoble, vescovo

1.04.2013

Ugo nacque nel 1053 a Châteauneuf d’Isère, da una nobile famiglia. Giovanissimo, fu inviato presso la cattedrale di Valenza dove si distinse per le brillanti qualità intellettuali, per l’operosità, per la riservatezza e la prudenza. Scelto dal legato papale come segretario, assistette al sinodo d’Avignone nel 1080. Qui Ugo fu proposto come vescovo di Grenoble a soli 27 anni e dovette accettare, malgrado i suoi timori e la sua reticenza, perché l’elezione fu a voce di popolo. Sempre combattuto fra l’impegno pastorale e il desiderio intenso di solitudine e contemplazione, abbracciò con impegno le indicazioni papali del 1075, e lavorò all’applicazione della riforma gregoriana, particolarmente in rapporto al nicolaismo e alla simonia.
Visitò instancabilmente tutta la diocesi predicando, convertendo, con intransigenza e tenerezza, con coraggio e umiltà, soprattutto i sacerdoti che caduti in errore s’impegnavano a tornare ad una vita più conforme ai sacri canoni. Per essi fondò varie comunità in cui i preti pentiti potevano vivere come canonici regolari, votati alla recita perpetua dell’Ufficio divino. Sempre nello spirito della riforma donò al suo ex maestro Brunone la montagna della Certosa, perché vi fondasse la sua comunità. Come vescovo, ordinario del luogo, Ugo divenne il primo superiore della Certosa e si occupò anche dei bisogni materiali dei monaci. Pacificatore e riformatore, governò la diocesi per cinquant’anni; nel 1125 chiese al papa Onorio II di essere sollevato dal suo impegno di vescovo, ma non fu ascoltato, perciò dovette rinunciare al sogno di terminare i suoi giorni alla Certosa. Alla Certosa comunque morì il 1° aprile 1132, circondato dai suoi monaci.

Oggi si fa memoria anche di san Celso, vescovo.
Nato in Irlanda verso il 1080, apparteneva a una famiglia nobile che deteneva da otto generazioni la sede arcivescovile di Armagh come possesso ereditario e l’amministrava come un feudo privato, incaricando delegati per le funzioni ecclesiastiche. Come i suoi antenati, pur essendo semplice laico, fu eletto arcivescovo di Armagh, ma egli volle diventarne il vero pastore: ricevette perciò gli ordini sacerdotali e poi la consacrazione episcopale, dedicandosi con zelo al governo della diocesi, riaffermando i diritti primaziali della sua sede e ristabilendo la disciplina ecclesiastica in tutta l’isola. Introdusse nel restaurato priorato dei SS. Pietro e Paolo i canonici regolari di sant’Agostino e indisse vari sinodi.
Il suo nome rimane legato alla evangelica risolutezza con cui pose fine agli abusi di potere della sua famiglia sulla chiesa di Armagh, che dimostrò fino alla fine, quando, prima di morire, nel 1129, dispose che gli succedesse nella sede arcivescovile non il fratello, ma il vicario generale, Malachia, che divenne uno dei santi più venerati in Irlanda.

RITO AMBROSIANO - I giorno dell’ottava di Pasqua LUNEDÌ IN ALBIS


LETTURA
Lettura degli Atti degli Apostoli 3, 17-24

In quei giorni. Pietro disse al popolo: «Ora, fratelli, io so che voi avete agito per ignoranza, come pure i vostri capi. Ma Dio ha così compiuto ciò che aveva preannunciato per bocca di tutti i profeti, che cioè il suo Cristo doveva soffrire. Convertitevi dunque e cambiate vita, perché siano cancellati i vostri peccati e così possano giungere i tempi della consolazione da parte del Signore ed egli mandi colui che vi aveva destinato come Cristo, cioè Gesù. Bisogna che il cielo lo accolga fino ai tempi della ricostituzione di tutte le cose, delle quali Dio ha parlato per bocca dei suoi santi profeti fin dall’antichità. Mosè infatti disse: “Il Signore vostro Dio farà sorgere per voi, dai vostri fratelli, un profeta come me; voi lo ascolterete in tutto quello che egli vi dirà. E avverrà: chiunque non ascolterà quel profeta, sarà estirpato di mezzo al popolo”. E tutti i profeti, a cominciare da Samuele e da quanti parlarono in seguito, annunciarono anch’essi questi giorni».           

SALMO
Sal 98 (99)

             ®  Esaltate il Signore, nostro Dio.
             oppure
             ®  Alleluia, alleluia, alleluia.

Grande è il Signore in Sion,
eccelso sopra tutti i popoli.
Lodino il tuo nome grande e terribile.
Egli è santo! ®

Mosè e Aronne tra i suoi sacerdoti,
Samuele tra quanti invocavano il suo nome:
invocavano il Signore
ed egli rispondeva. ®

Signore, nostro Dio, tu li esaudivi,
eri per loro un Dio che perdona:
santo è il Signore, nostro Dio! ®


EPISTOLA
Prima lettera di san Paolo apostolo ai Corinzi 5, 7-8

Fratelli, togliete via il lievito vecchio, per essere pasta nuova, poiché siete azzimi. E infatti Cristo, nostra Pasqua, è stato immolato! Celebriamo dunque la festa non con il lievito vecchio, né con lievito di malizia e di perversità, ma con azzimi di sincerità e di verità.

VANGELO
Lettura del Vangelo secondo Luca 24, 1-12

In quel tempo. Il primo giorno della settimana, al mattino presto le donne si recarono al sepolcro, portando con sé gli aromi che avevano preparato. Trovarono che la pietra era stata rimossa dal sepolcro e, entrate, non trovarono il corpo del Signore Gesù. Mentre si domandavano che senso avesse tutto questo, ecco due uomini presentarsi a loro in abito sfolgorante. Le donne, impaurite, tenevano il volto chinato a terra, ma quelli dissero loro: «Perché cercate tra i morti colui che è vivo? Non è qui, è risorto. Ricordatevi come vi parlò quando era ancora in Galilea e diceva: “Bisogna che il Figlio dell’uomo sia consegnato in mano ai peccatori, sia crocifisso e risorga il terzo giorno”». Ed esse si ricordarono delle sue parole e, tornate dal sepolcro, annunciarono tutto questo agli Undici e a tutti gli altri. Erano Maria Maddalena, Giovanna e Maria madre di Giacomo. Anche le altre, che erano con loro, raccontavano queste cose agli apostoli. Quelle parole parvero a loro come un vaneggiamento e non credevano ad esse. Pietro tuttavia si alzò, corse al sepolcro e, chinatosi, vide soltanto i teli. E tornò indietro, pieno di stupore per l’accaduto.

Benedizione Urbi et Orbi, Papa Francesco, Pasqua 2013


sabato 30 marzo 2013

PENSIERO E PREGHIERA DEL GIORNO


Alla sua luce vediamo la luce

Pasqua nella Risurrezione del Signore

31.03.2013

At 1,1-8a; Sal 117( 118); 1Cor 15,3-10a; Gv 20,11-18

“Donna, perché piangi? Chi cerchi?”.           (Gv 20,15)

Luca accenna al suo “primo racconto”, in cui tratta tutto ciò che Gesù fece e insegnò fino all’assunzione. La passione, morte e resurrezione, fanno parte di questo “fare e insegnare”. Tutta la vicenda di Gesù è una nuova Creazione(fare) e Rivelazione(insegnare) di Dio che si “racconta”, si manifesta nella sua verità e ci disvela la nostra. Gesù, il crocifisso risorto, conosce le nostre lacrime (cf. Es 3,7); lui sa cosa, o meglio, “chi” ci manca. Il risorto che appare nel giardino del sepolcro, nuovo Eden, ricuce lo strappo tra creatore e creatura. Lui può dire “Padre mio e Padre vostro, Dio mio e Dio vostro”. Così anche Paolo, che si riconosce come aborto, rifiuto indegno, può rileggere la sua intera esistenza come opera della Grazia, facendo eco al Magnificat non proclama la propria grandezza ma quella di Dio che ha operato meraviglie nella miseria di Saulo il persecutore. “Per grazia”, cioè gratuitamente, gratis. Parole a doppio taglio; possono indicare ciò che“non costa niente” oppure ciò che “non ha prezzo”. In quale di queste due prospettive si colloca la nostra fede nel Risorto?

Preghiamo

La destra del Signore si è innalzata,
la destra del Signore ha fatto prodezze.
Non morirò, ma resterò in vita
e annuncerò le opere del Signore.       
(dal salmo 117)

SANTO DEL GIORNO


Pasqua nella Resurrezione del Signore - Solennità del Signore con ottava

31.03.2013
 
“Credo in Gesù Cristo... risuscitato il terzo giorno”. Sulla risurrezione di Cristo si fondano la fede e il culto cristiani. La Pasqua è la festa che dà origine a tutte le feste, la prima celebrata dai cristiani. È la festa che scandisce tutto l’anno liturgico, che si celebra ogni domenica, Pasqua della settimana.
 
L’itinerario della quaresima aveva questa meta: il battesimo nella morte e nella risurrezione di Gesù e l’ingresso nella terra dei redenti, dei perdonati, dei figli rinati a immagine del Padre. Con la sua Pasqua, il suo passaggio dalla morte alla vita, il suo ritorno alla casa del Padre, il Signore Gesù ha aperto la via a tutti i suoi fratelli: ormai, se l’amore ha sconfitto la morte, se il sepolcro in cui giaceva la Vita è scoperchiato e vuoto, la Speranza risorge vittoriosa da ogni morte e ogni bene, ogni seme di amore darà frutti di vita eterna.
 
Tanto grande è il mistero della Pasqua, che un sol giorno non basta ad esprimerlo, ha bisogno di dilatarsi in un prolungamento di gioia, di espandersi nella settimana che segue: è l’Ottava di Pasqua, o settimana in albis, di antica istituzione, per l’influsso forse di usanze ebraiche.
 
La denominazione in albis è legata all’uso della veste battesimale che i battezzati indossavano nella Veglia della notte di Pasqua e portavano per l’intera settimana. La Chiesa cattolica ha fissato, per la celebrazione della Pasqua, la domenica dopo il plenilunio che segue l’equinozio di primavera. È in corso oggi la ricerca di arrivare a una data comune con le Chiese d’Oriente per fare una sola grande festa.

DOMENICA DI PASQUA «NELLA RISURREZIONE DEL SIGNORE»


Messa nel giorno

LETTURA 
Lettura degli Atti degli Apostoli 1, 1-8a

Nel primo racconto, o Teòfilo, ho trattato di tutto quello che Gesù fece e insegnò dagli inizi fino al giorno in cui fu assunto in cielo, dopo aver dato disposizioni agli apostoli che si era scelti per mezzo dello Spirito Santo.
Egli si mostrò a essi vivo, dopo la sua passione, con molte prove, durante quaranta giorni, apparendo loro e parlando delle cose riguardanti il regno di Dio. Mentre si trovava a tavola con essi, ordinò loro di non allontanarsi da Gerusalemme, ma di attendere l’adempimento della promessa del Padre, «quella – disse – che voi avete udito da me: Giovanni battezzò con acqua, voi invece, tra non molti giorni, sarete battezzati in Spirito Santo».
Quelli dunque che erano con lui gli domandavano: «Signore, è questo il tempo nel quale ricostituirai il regno per Israele?». Ma egli rispose: «Non spetta a voi conoscere tempi o momenti che il Padre ha riservato al suo potere, ma riceverete la forza dallo Spirito Santo che scenderà su di voi».


SALMO 
Sal 117 (118)

® Questo è il giorno che ha fatto il Signore;
rallegriamoci e in esso esultiamo.
oppure
® Alleluia, alleluia, alleluia.

Rendete grazie al Signore perché è buono,
perché il suo amore è per sempre.
Dica Israele:
«Il suo amore è per sempre». ®

La destra del Signore si è innalzata,
la destra del Signore ha fatto prodezze.
Non morirò, ma resterò in vita
e annuncerò le opere del Signore. ®

La pietra scartata dai costruttori
è divenuta la pietra d’angolo.
Questo è stato fatto dal Signore:
una meraviglia ai nostri occhi. ®


EPISTOLA 
Prima lettera di san Paolo apostolo ai Corinzi 15, 3-10a


Fratelli, a voi ho trasmesso, anzitutto, quello che anch’io ho ricevuto, cioè / che Cristo morì per i nostri peccati secondo le Scritture / e che fu sepolto / e che è risorto il terzo giorno secondo le Scritture / e che apparve a Cefa e quindi ai Dodici.
In seguito apparve a più di cinquecento fratelli in una sola volta: la maggior parte di essi vive ancora, mentre alcuni sono morti. Inoltre apparve a Giacomo, e quindi a tutti gli apostoli. Ultimo fra tutti apparve anche a me come a un aborto. Io infatti sono il più piccolo tra gli apostoli e non sono degno di essere chiamato apostolo perché ho perseguitato la Chiesa di Dio. Per grazia di Dio, però, sono quello che sono, e la sua grazia in me non è stata vana.


VANGELO
Lettura del Vangelo secondo Giovanni 20, 11-18


In quel tempo. Maria di Màgdala stava all’esterno, vicino al sepolcro, e piangeva. Mentre piangeva, si chinò verso il sepolcro e vide due angeli in bianche vesti, seduti l’uno dalla parte del capo e l’altro dei piedi, dove era stato posto il corpo di Gesù. Ed essi le dissero: «Donna, perché piangi?». Rispose loro: «Hanno portato via il mio Signore e non so dove l’hanno posto». Detto questo, si voltò indietro e vide Gesù, in piedi; ma non sapeva che fosse Gesù. Le disse Gesù: «Donna, perché piangi? Chi cerchi?». Ella, pensando che fosse il custode del giardino, gli disse: «Signore, se l’hai portato via tu, dimmi dove l’hai posto e io andrò a prenderlo». Gesù le disse: «Maria!». Ella si voltò e gli disse in ebraico: «Rabbunì!» – che significa: «Maestro!». Gesù le disse: «Non mi trattenere, perché non sono ancora salito al Padre; ma va’ dai miei fratelli e di’ loro: “Salgo al Padre mio e Padre vostro, Dio mio e Dio vostro”». Maria di Màgdala andò ad annunciare ai discepoli: «Ho visto il Signore!» e ciò che le aveva detto.
 
 

PENSIERO E PREGHIERA DEL GIORNO


Cristo patì per voi lasciandovi un esempio

30.03.2013
Sabato della Settimana Autentica
Giorno aneucaristico

“Chi vuole salvare la propria vita la perderà.
Che cosa orrenda aver vissuto ben comodi, senza sofferenze, non mettendosi in problema, ben accomodati, ben relazionati politicamente, economicamente, socialmente! A che serve? perderà la sua vita.
Invece, colui che, per amore a me abbandona comodità e sicurezze e accompagna il mio popolo e assume la sofferenza del povero e sente come suo il dolore, il sopruso, costui guadagnerà la sua vita, perché il Padre mio lo premierà.
Fratelli, a ciascuno di noi Cristo sta dicendo: Se vuoi che la tua vita dia frutto come la mia, fai come me: convertiti in grano che si lascia seppellire, non aver paura. Colui che sfugge la sofferenza rimarrà solo. Non temere la morte: il Signore sta con te.
Per quanto riguarda me, sono stato più volte minacciato di morte. Come cristiano non credo nella morte senza resurrezione. La mia morte, se Dio la accetterà, sia per la liberazione del mio popolo e come una testimonianza di speranza per il futuro.”
Monsignor Oscar A Romero


Preghiamo

O Padre,
fa’ che nelle prove della vita
partecipiamo intimamente
della passione del tuo Figlio,
per avere la fecondità del seme che muore
ed essere accolti come tua messe
nel regno dei cieli.
(dalla liturgia)

SANTO DEL GIORNO


Sabato della Settimana Autentica

San Leonardo Murialdo

30.03.2013

Leonardo nacque a Torino il 26 ottobre 1828 da una famiglia discendente dai marchesi di Ceva. Dopo gli studi universitari, nel 1851 fu ordinato sacerdote e dedicò i primi quattordici anni del suo ministero alla gioventù della sua città natale. Poi la sua attenzione si concentrò sul mondo operaio, al quale dedicò tutte le sue energie. Come rettore del collegio Artigianelli di Torino si adoperò perché i giovani potessero abbinare al lavoro anche lo studio. Per realizzare il suo carisma apostolico d’educatore e formatore fondò, nel 1873, la Congregazione di San Giuseppe, e poi per sostenere i giovani nella fase dell’impatto col mondo del lavoro istituì la Casa-famiglia. Nel 1871 diede vita all’Unione degli operai cattolici e si fece promotore presso il Governo italiano della tutela del lavoro minorile. Per tener desta l’attenzione sulla questione operaia, s’impegnò per la diffusione della stampa cattolica. Leonardo Murialdo morì a Torino il 30 marzo 1900 e fu canonizzato da papa Paolo VI nel 1970.



Oggi si ricorda anche san Giovanni Climaco.

Poco si conosce della sua vita: pare sia vissuto tra il VI e il VII secolo. Il suo biografo Daniele racconta che a sedici anni entrò nel monastero di Raithu, a sud-ovest del Sinai, il monte della rivelazione di Dio a Mosè, e qui rimase per diciannove anni. Poi visse in solitudine fino a quando, all’età di sessant’anni, venne eletto abate del monastero del Monte Sinai. Per i suoi discepoli e soprattutto per soddisfare la richiesta pressante dell’amico Giovanni, superiore del monastero di Raithu, compose una delle più celebri opere di spiritualità cristiana: La scala del paradiso (per questo sarà soprannominato Giovanni Climaco, cioè della scala, dal greco “climax”). In questa opera, paragonata da lui stesso alla scala di Giacobbe, i gradini da salire conducono il monaco alla porta del cielo e lo introducono “giorno dopo giorno” all’incontro con Dio. Come complemento alla Scala il Climaco scrisse anche il Liber ad Pastorem, dove vengono esposti i doveri del superiore del monastero.
Per questo grande maestro sinaita, il monaco è l’uomo che tende alla tranquillità interna ed esterna, all’hesychia, mediante la lotta contro i vizi e le passioni del cuore, e la pratica delle virtù. Giovanni Climaco morì verso il 649; la sua festa liturgica, sia in Oriente che in Occidente, è celebrata il 30 marzo.

Veglia Pasquale


SABATO SANTO
Giornata aliturgica

CELEBRAZIONE AL MATTINO:


LETTURA
Lettura del libro della Genesi 6, 9b - 8, 21a

Noè era uomo giusto e integro tra i suoi contemporanei e camminava con Dio. Noè generò tre figli: Sem, Cam e Iafet. Ma la terra era corrotta davanti a Dio e piena di violenza. Dio guardò la terra ed ecco, essa era corrotta, perché ogni uomo aveva pervertito la sua condotta sulla terra.
Allora Dio disse a Noè: «È venuta per me la fine di ogni uomo, perché la terra, per causa loro, è piena di violenza; ecco, io li distruggerò insieme con la terra. Fatti un’arca di legno di cipresso; dividerai l’arca in scompartimenti e la spalmerai di bitume dentro e fuori. Ecco come devi farla: l’arca avrà trecento cubiti di lunghezza, cinquanta di larghezza e trenta di altezza. Farai nell’arca un tetto e, a un cubito più sopra, la terminerai; da un lato metterai la porta dell’arca. La farai a piani: inferiore, medio e superiore.
Ecco, io sto per mandare il diluvio, cioè le acque, sulla terra, per distruggere sotto il cielo ogni carne in cui c’è soffio di vita; quanto è sulla terra perirà. Ma con te io stabilisco la mia alleanza. Entrerai nell’arca tu e con te i tuoi figli, tua moglie e le mogli dei tuoi figli. Di quanto vive, di ogni carne, introdurrai nell’arca due di ogni specie, per conservarli in vita con te: siano maschio e femmina. Degli uccelli, secondo la loro specie, del bestiame, secondo la propria specie, e di tutti i rettili del suolo, secondo la loro specie, due di ognuna verranno con te, per essere conservati in vita. Quanto a te, prenditi ogni sorta di cibo da mangiare e fanne provvista: sarà di nutrimento per te e per loro».
Noè eseguì ogni cosa come Dio gli aveva comandato: così fece.
Il Signore disse a Noè: «Entra nell’arca tu con tutta la tua famiglia, perché ti ho visto giusto dinanzi a me in questa generazione. Di ogni animale puro prendine con te sette paia, il maschio e la sua femmina; degli animali che non sono puri un paio, il maschio e la sua femmina. Anche degli uccelli del cielo, sette paia, maschio e femmina, per conservarne in vita la razza su tutta la terra. Perché tra sette giorni farò piovere sulla terra per quaranta giorni e quaranta notti; cancellerò dalla terra ogni essere che ho fatto». Noè fece quanto il Signore gli aveva comandato.
Noè aveva seicento anni quando venne il diluvio, cioè le acque sulla terra. Noè entrò nell’arca e con lui i suoi figli, sua moglie e le mogli dei suoi figli, per sottrarsi alle acque del diluvio. Degli animali puri e di quelli impuri, degli uccelli e di tutti gli esseri che strisciano sul suolo un maschio e una femmina entrarono, a due a due, nell’arca, come Dio aveva comandato a Noè.
Dopo sette giorni, le acque del diluvio furono sopra la terra; nell’anno seicentesimo della vita di Noè, nel secondo mese, il diciassette del mese, in quello stesso giorno, eruppero tutte le sorgenti del grande abisso e le cateratte del cielo si aprirono. Cadde la pioggia sulla terra per quaranta giorni e quaranta notti. In quello stesso giorno entrarono nell’arca Noè, con i figli Sem, Cam e Iafet, la moglie di Noè, le tre mogli dei suoi tre figli; essi e tutti i viventi, secondo la loro specie, e tutto il bestiame, secondo la propria specie, e tutti i rettili che strisciano sulla terra, secondo la loro specie, tutti i volatili, secondo la loro specie, tutti gli uccelli, tutti gli esseri alati. Vennero dunque a Noè nell’arca, a due a due, di ogni carne in cui c’è il soffio di vita. Quelli che venivano, maschio e femmina d’ogni carne, entrarono come gli aveva comandato Dio. Il Signore chiuse la porta dietro di lui.
Il diluvio durò sulla terra quaranta giorni: le acque crebbero e sollevarono l’arca, che s’innalzò sulla terra. Le acque furono travolgenti e crebbero molto sopra la terra e l’arca galleggiava sulle acque. Le acque furono sempre più travolgenti sopra la terra e coprirono tutti i monti più alti che sono sotto tutto il cielo. Le acque superarono in altezza di quindici cubiti i monti che avevano ricoperto.
Perì ogni essere vivente che si muove sulla terra, uccelli, bestiame e fiere e tutti gli esseri che brulicano sulla terra e tutti gli uomini. Ogni essere che ha un alito di vita nelle narici, cioè quanto era sulla terra asciutta, morì. Così fu cancellato ogni essere che era sulla terra: dagli uomini agli animali domestici, ai rettili e agli uccelli del cielo; essi furono cancellati dalla terra e rimase solo Noè e chi stava con lui nell’arca. Le acque furono travolgenti sopra la terra centocinquanta giorni.
Dio si ricordò di Noè, di tutte le fiere e di tutti gli animali domestici che erano con lui nell’arca. Dio fece passare un vento sulla terra e le acque si abbassarono. Le fonti dell’abisso e le cateratte del cielo furono chiuse e fu trattenuta la pioggia dal cielo; le acque andarono via via ritirandosi dalla terra e calarono dopo centocinquanta giorni. Nel settimo mese, il diciassette del mese, l’arca si posò sui monti dell’Araràt. Le acque andarono via via diminuendo fino al decimo mese. Nel decimo mese, il primo giorno del mese, apparvero le cime dei monti.
Trascorsi quaranta giorni, Noè aprì la finestra che aveva fatto nell’arca e fece uscire un corvo. Esso uscì andando e tornando, finché si prosciugarono le acque sulla terra. Noè poi fece uscire una colomba, per vedere se le acque si fossero ritirate dal suolo; ma la colomba, non trovando dove posare la pianta del piede, tornò a lui nell’arca, perché c’era ancora l’acqua su tutta la terra. Egli stese la mano, la prese e la fece rientrare presso di sé nell’arca. Attese altri sette giorni e di nuovo fece uscire la colomba dall’arca e la colomba tornò a lui sul far della sera; ecco, essa aveva nel becco una tenera foglia di ulivo. Noè comprese che le acque si erano ritirate dalla terra. Aspettò altri sette giorni, poi lasciò andare la colomba; essa non tornò più da lui.
L’anno seicentouno della vita di Noè, il primo mese, il primo giorno del mese, le acque si erano prosciugate sulla terra; Noè tolse la copertura dell’arca ed ecco, la superficie del suolo era asciutta. Nel secondo mese, il ventisette del mese, tutta la terra si era prosciugata.
Dio ordinò a Noè: «Esci dall’arca tu e tua moglie, i tuoi figli e le mogli dei tuoi figli con te. Tutti gli animali d’ogni carne che hai con te, uccelli, bestiame e tutti i rettili che strisciano sulla terra, falli uscire con te, perché possano diffondersi sulla terra, siano fecondi e si moltiplichino su di essa».
Noè uscì con i figli, la moglie e le mogli dei figli. Tutti i viventi e tutto il bestiame e tutti gli uccelli e tutti i rettili che strisciano sulla terra, secondo le loro specie, uscirono dall’arca. Allora Noè edificò un altare al Signore; prese ogni sorta di animali puri e di uccelli puri e offrì olocausti sull’altare. Il Signore ne odorò il profumo gradito.

           
PASSIONE DEL SIGNORE NOSTRO GESÙ CRISTO SECONDO MATTEO
Continuazione del Vangelo secondo Matteo 27, 62-66

Il giorno seguente, quello dopo la Parasceve, si riunirono presso Pilato i capi dei sacerdoti e i farisei, dicendo: «Signore, ci siamo ricordati che quell’impostore, mentre era vivo, disse: “Dopo tre giorni risorgerò”. Ordina dunque che la tomba venga vigilata fino al terzo giorno, perché non arrivino i suoi discepoli, lo rubino e poi dicano al popolo: “È risorto dai morti”. Così quest’ultima impostura sarebbe peggiore della prima!». Pilato disse loro: «Avete le guardie: andate e assicurate la sorveglianza come meglio credete». Essi andarono e, per rendere sicura la tomba, sigillarono la pietra e vi lasciarono le guardie.


VEGLIA PASQUALE:


I LETTURA
Lettura del libro della Genesi 1, 1 - 2, 3a

In principio Dio creò il cielo e la terra. La terra era informe e deserta e le tenebre ricoprivano l’abisso e lo spirito di Dio aleggiava sulle acque.
Dio disse: «Sia la luce!». E la luce fu. Dio vide che la luce era cosa buona e Dio separò la luce dalle tenebre. Dio chiamò la luce giorno, mentre chiamò le tenebre notte. E fu sera e fu mattina: giorno primo.
Dio disse: «Sia un firmamento in mezzo alle acque per separare le acque dalle acque». Dio fece il firmamento e separò le acque che sono sotto il firmamento dalle acque che sono sopra il firmamento. E così avvenne. Dio chiamò il firmamento cielo. E fu sera e fu mattina: secondo giorno.
Dio disse: «Le acque che sono sotto il cielo si raccolgano in un unico luogo e appaia l’asciutto». E così avvenne. Dio chiamò l’asciutto terra, mentre chiamò la massa delle acque mare. Dio vide che era cosa buona. Dio disse: «La terra produca germogli, erbe che producono seme e alberi da frutto, che fanno sulla terra frutto con il seme, ciascuno secondo la propria specie». E così avvenne. E la terra produsse germogli, erbe che producono seme, ciascuna secondo la propria specie, e alberi che fanno ciascuno frutto con il seme, secondo la propria specie. Dio vide che era cosa buona. E fu sera e fu mattina: terzo giorno.
Dio disse: «Ci siano fonti di luce nel firmamento del cielo, per separare il giorno dalla notte; siano segni per le feste, per i giorni e per gli anni e siano fonti di luce nel firmamento del cielo per illuminare la terra». E così avvenne. E Dio fece le due fonti di luce grandi: la fonte di luce maggiore per governare il giorno e la fonte di luce minore per governare la notte, e le stelle. Dio le pose nel firmamento del cielo per illuminare la terra e per governare il giorno e la notte e per separare la luce dalle tenebre. Dio vide che era cosa buona. E fu sera e fu mattina: quarto giorno.
Dio disse: «Le acque brulichino di esseri viventi e uccelli volino sopra la terra, davanti al firmamento del cielo». Dio creò i grandi mostri marini e tutti gli esseri viventi che guizzano e brulicano nelle acque, secondo la loro specie, e tutti gli uccelli alati, secondo la loro specie. Dio vide che era cosa buona. Dio li benedisse: «Siate fecondi e moltiplicatevi e riempite le acque dei mari; gli uccelli si moltiplichino sulla terra». E fu sera e fu mattina: quinto giorno.
Dio disse: «La terra produca esseri viventi secondo la loro specie: bestiame, rettili e animali selvatici, secondo la loro specie». E così avvenne. Dio fece gli animali selvatici, secondo la loro specie, il bestiame, secondo la propria specie, e tutti i rettili del suolo, secondo la loro specie. Dio vide che era cosa buona.
Dio disse: «Facciamo l’uomo a nostra immagine, secondo la nostra somiglianza: dòmini sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo, sul bestiame, su tutti gli animali selvatici e su tutti i rettili che strisciano sulla terra». / E Dio creò l’uomo a sua immagine; / a immagine di Dio lo creò: / maschio e femmina li creò. / Dio li benedisse e Dio disse loro: / «Siate fecondi e moltiplicatevi, / riempite la terra e soggiogatela, / dominate sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo e su ogni essere vivente che striscia sulla terra».
Dio disse: «Ecco, io vi do ogni erba che produce seme e che è su tutta la terra, e ogni albero fruttifero che produce seme: saranno il vostro cibo. A tutti gli animali selvatici, a tutti gli uccelli del cielo e a tutti gli esseri che strisciano sulla terra e nei quali è alito di vita, io do in cibo ogni erba verde». E così avvenne. Dio vide quanto aveva fatto, ed ecco, era cosa molto buona. E fu sera e fu mattina: sesto giorno.
Così furono portati a compimento il cielo e la terra e tutte le loro schiere. Dio, nel settimo giorno, portò a compimento il lavoro che aveva fatto e cessò nel settimo giorno da ogni suo lavoro che aveva fatto. Dio benedisse il settimo giorno e lo consacrò.
 

II LETTURA
Lettura del libro della Genesi 22, 1-19

In quei giorni. Dio mise alla prova Abramo e gli disse: «Abramo!». Rispose: «Eccomi!». Riprese: «Prendi tuo figlio, il tuo unigenito che ami, Isacco, va’ nel territorio di Mòria e offrilo in olocausto su di un monte che io ti indicherò».
Abramo si alzò di buon mattino, sellò l’asino, prese con sé due servi e il figlio Isacco, spaccò la legna per l’olocausto e si mise in viaggio verso il luogo che Dio gli aveva indicato. Il terzo giorno Abramo alzò gli occhi e da lontano vide quel luogo. Allora Abramo disse ai suoi servi: «Fermatevi qui con l’asino; io e il ragazzo andremo fin lassù, ci prostreremo e poi ritorneremo da voi». Abramo prese la legna dell’olocausto e la caricò sul figlio Isacco, prese in mano il fuoco e il coltello, poi proseguirono tutti e due insieme. Isacco si rivolse al padre Abramo e disse: «Padre mio!». Rispose: «Eccomi, figlio mio». Riprese: «Ecco qui il fuoco e la legna, ma dov’è l’agnello per l’olocausto?». Abramo rispose: «Dio stesso si provvederà l’agnello per l’olocausto, figlio mio!». Proseguirono tutti e due insieme.
Così arrivarono al luogo che Dio gli aveva indicato; qui Abramo costruì l’altare, collocò la legna, legò suo figlio Isacco e lo depose sull’altare, sopra la legna. Poi Abramo stese la mano e prese il coltello per immolare suo figlio. Ma l’angelo del Signore lo chiamò dal cielo e gli disse: «Abramo, Abramo!». Rispose: «Eccomi!». L’angelo disse: «Non stendere la mano contro il ragazzo e non fargli niente! Ora so che tu temi Dio e non mi hai rifiutato tuo figlio, il tuo unigenito». Allora Abramo alzò gli occhi e vide un ariete, impigliato con le corna in un cespuglio. Abramo andò a prendere l’ariete e lo offrì in olocausto invece del figlio. Abramo chiamò quel luogo «Il Signore vede»; perciò oggi si dice: «Sul monte il Signore si fa vedere».
L’angelo del Signore chiamò dal cielo Abramo per la seconda volta e disse: «Giuro per me stesso, oracolo del Signore: perché tu hai fatto questo e non hai risparmiato tuo figlio, il tuo unigenito, io ti colmerò di benedizioni e renderò molto numerosa la tua discendenza, come le stelle del cielo e come la sabbia che è sul lido del mare; la tua discendenza si impadronirà delle città dei nemici. Si diranno benedette nella tua discendenza tutte le nazioni della terra, perché tu hai obbedito alla mia voce».
Abramo tornò dai suoi servi; insieme si misero in cammino verso Bersabea e Abramo abitò a Bersabea.
 

III LETTURA 
Lettura del libro dell’Esodo 12, 1-11

In quei giorni. Il Signore disse a Mosè e ad Aronne in terra d’Egitto: «Questo mese sarà per voi l’inizio dei mesi, sarà per voi il primo mese dell’anno. Parlate a tutta la comunità d’Israele e dite: “Il dieci di questo mese ciascuno si procuri un agnello per famiglia, un agnello per casa. Se la famiglia fosse troppo piccola per un agnello, si unirà al vicino, il più prossimo alla sua casa, secondo il numero delle persone; calcolerete come dovrà essere l’agnello secondo quanto ciascuno può mangiarne. Il vostro agnello sia senza difetto, maschio, nato nell’anno; potrete sceglierlo tra le pecore o tra le capre e lo conserverete fino al quattordici di questo mese: allora tutta l’assemblea della comunità d’Israele lo immolerà al tramonto. Preso un po’ del suo sangue, lo porranno sui due stipiti e sull’architrave delle case nelle quali lo mangeranno. In quella notte ne mangeranno la carne arrostita al fuoco; la mangeranno con azzimi e con erbe amare. Non lo mangerete crudo, né bollito nell’acqua, ma solo arrostito al fuoco, con la testa, le zampe e le viscere. Non ne dovete far avanzare fino al mattino: quello che al mattino sarà avanzato, lo brucerete nel fuoco. Ecco in qual modo lo mangerete: con i fianchi cinti, i sandali ai piedi, il bastone in mano; lo mangerete in fretta. È la Pasqua del Signore!”».


IV LETTURA 
Lettura del libro dell’Esodo 13, 18b - 14, 8

In quei giorni. Gli Israeliti, armati, uscirono dalla terra d’Egitto. Mosè prese con sé le ossa di Giuseppe, perché questi aveva fatto prestare un solenne giuramento agli Israeliti, dicendo: «Dio, certo, verrà a visitarvi; voi allora vi porterete via le mie ossa». Partirono da Succot e si accamparono a Etam, sul limite del deserto. Il Signore marciava alla loro testa di giorno con una colonna di nube, per guidarli sulla via da percorrere, e di notte con una colonna di fuoco, per far loro luce, così che potessero viaggiare giorno e notte. Di giorno la colonna di nube non si ritirava mai dalla vista del popolo, né la colonna di fuoco durante la notte.
Il Signore disse a Mosè: «Comanda agli Israeliti che tornino indietro e si accampino davanti a Pi-Achiròt, tra Migdol e il mare, davanti a Baal-Sefòn; di fronte a quel luogo vi accamperete presso il mare. Il faraone penserà degli Israeliti: “Vanno errando nella regione; il deserto li ha bloccati!”. Io renderò ostinato il cuore del faraone, ed egli li inseguirà; io dimostrerò la mia gloria contro il faraone e tutto il suo esercito, così gli Egiziani sapranno che io sono il Signore!». Ed essi fecero così.
Quando fu riferito al re d’Egitto che il popolo era fuggito, il cuore del faraone e dei suoi ministri si rivolse contro il popolo. Dissero: «Che cosa abbiamo fatto, lasciando che Israele si sottraesse al nostro servizio?». Attaccò allora il cocchio e prese con sé i suoi soldati. Prese seicento carri scelti e tutti i carri d’Egitto con i combattenti sopra ciascuno di essi. Il Signore rese ostinato il cuore del faraone, re d’Egitto, il quale inseguì gli Israeliti mentre gli Israeliti uscivano a mano alzata.
 

V LETTURA
Lettura del profeta Isaia 54, 17c - 55, 11

Così dice il Signore Dio: / «Questa è la sorte dei servi del Signore, / quanto spetta a loro da parte mia. / Oracolo del Signore. / O voi tutti assetati, venite all’acqua, / voi che non avete denaro, venite, / comprate e mangiate; venite, comprate / senza denaro, senza pagare, vino e latte. / Perché spendete denaro per ciò che non è pane, / il vostro guadagno per ciò che non sazia? / Su, ascoltatemi e mangerete cose buone / e gusterete cibi succulenti. / Porgete l’orecchio e venite a me, / ascoltate e vivrete. / Io stabilirò per voi un’alleanza eterna, / i favori assicurati a Davide. / Ecco, l’ho costituito testimone fra i popoli, / principe e sovrano sulle nazioni. / Ecco, tu chiamerai gente che non conoscevi; / accorreranno a te nazioni che non ti conoscevano / a causa del Signore, tuo Dio, / del Santo d’Israele, che ti onora. / Cercate il Signore, mentre si fa trovare, / invocatelo, mentre è vicino. / L’empio abbandoni la sua via / e l’uomo iniquo i suoi pensieri; / ritorni al Signore che avrà misericordia di lui / e al nostro Dio che largamente perdona. / Perché i miei pensieri non sono i vostri pensieri, / le vostre vie non sono le mie vie. Oracolo del Signore. / Quanto il cielo sovrasta la terra, / tanto le mie vie sovrastano le vostre vie, / i miei pensieri sovrastano i vostri pensieri. / Come infatti la pioggia e la neve scendono dal cielo / e non vi ritornano senza avere irrigato la terra, / senza averla fecondata e fatta germogliare, / perché dia il seme a chi semina / e il pane a chi mangia, / così sarà della mia parola uscita dalla mia bocca: / non ritornerà a me senza effetto, / senza aver operato ciò che desidero / e senza aver compiuto ciò per cui l’ho mandata».
 

VI LETTURA  
Lettura del profeta Isaia 1, 16-19

Così dice il Signore Dio: / «Lavatevi, purificatevi, / allontanate dai miei occhi il male delle vostre azioni. / Cessate di fare il male, / imparate a fare il bene, / cercate la giustizia, / soccorrete l’oppresso, / rendete giustizia all’orfano, / difendete la causa della vedova. / Su, venite e discutiamo / – dice il Signore –. / Anche se i vostri peccati fossero come scarlatto, / diventeranno bianchi come neve. / Se fossero rossi come porpora, / diventeranno come lana. / Se sarete docili e ascolterete, / mangerete i frutti della terra».

LITURGIA DELLA PAROLA

LETTURA 
Lettura degli Atti degli Apostoli 2, 22-28

In quei giorni. Pietro parlò al popolo e disse: «Uomini d’Israele, ascoltate queste parole: Gesù di Nàzaret – uomo accreditato da Dio presso di voi per mezzo di miracoli, prodigi e segni, che Dio stesso fece tra voi per opera sua, come voi sapete bene –, consegnato a voi secondo il prestabilito disegno e la prescienza di Dio, voi, per mano di pagani, l’avete crocifisso e l’avete ucciso. Ora Dio lo ha risuscitato, liberandolo dai dolori della morte, perché non era possibile che questa lo tenesse in suo potere. Dice infatti Davide a suo riguardo: / “Contemplavo sempre il Signore innanzi a me; / egli sta alla mia destra, perché io non vacilli. / Per questo si rallegrò il mio cuore ed esultò la mia lingua, / e anche la mia carne riposerà nella speranza, / perché tu non abbandonerai la mia vita negli inferi / né permetterai che il tuo Santo subisca la corruzione. / Mi hai fatto conoscere le vie della vita, / mi colmerai di gioia con la tua presenza”».


SALMO
Sal 117 (118
)

® Venite al Signore con canti di gioia.
oppure
® Alleluia, alleluia, alleluia.

Rendete grazie al Signore perché è buono,
perché il suo amore è per sempre.
Dica Israele:
«Il suo amore è per sempre». ®

La destra del Signore si è innalzata,
la destra del Signore ha fatto prodezze.
Non morirò, ma resterò in vita
e annuncerò le opere del Signore. ®

La pietra scartata dai costruttori
è divenuta la pietra d’angolo.
Questo è stato fatto dal Signore:
una meraviglia ai nostri occhi. ®


EPISTOLA 
Lettera di san Paolo apostolo ai Romani 1, 1-7


Paolo, servo di Cristo Gesù, apostolo per chiamata, scelto per annunciare il vangelo di Dio – che egli aveva promesso per mezzo dei suoi profeti nelle sacre Scritture e che riguarda il Figlio suo, nato dal seme di Davide secondo la carne, costituito Figlio di Dio con potenza, secondo lo Spirito di santità, in virtù della risurrezione dei morti, Gesù Cristo nostro Signore; per mezzo di lui abbiamo ricevuto la grazia di essere apostoli, per suscitare l’obbedienza della fede in tutte le genti, a gloria del suo nome, e tra queste siete anche voi, chiamati da Gesù Cristo –, a tutti quelli che sono a Roma, amati da Dio e santi per chiamata, grazia a voi e pace da Dio, Padre nostro, e dal Signore Gesù Cristo!

VANGELO 
 Lettura del Vangelo secondo Matteo 28, 1-7

In quel tempo. Dopo il sabato, all’alba del primo giorno della settimana, Maria di Màgdala e l’altra Maria andarono a visitare la tomba. Ed ecco, vi fu un gran terremoto. Un angelo del Signore, infatti, sceso dal cielo, si avvicinò, rotolò la pietra e si pose a sedere su di essa. Il suo aspetto era come folgore e il suo vestito bianco come neve. Per lo spavento che ebbero di lui, le guardie furono scosse e rimasero come morte. L’angelo disse alle donne: «Voi non abbiate paura! So che cercate Gesù, il crocifisso. Non è qui. È risorto, infatti, come aveva detto; venite, guardate il luogo dove era stato deposto. Presto, andate a dire ai suoi discepoli: “È risorto dai morti, ed ecco, vi precede in Galilea; là lo vedrete”. Ecco, io ve l’ho detto».