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venerdì 6 aprile 2012

Una mamma sotto la croce (GV 19,25-27)

Maria guardava, tremante e con il cuore trafitto dal dolore, Gesù appeso alla croce. Suo figlio era lì, di fronte a lei che stava morendo, nella straziante agonia di una morte atroce ed in quel momento rivide tutta la sua vita fino a quel momento.

Tutto le ritornò come in un lampo alla mente. Si rivide ragazzina nella sua casetta, il timore di quando le apparse l'Angelo ad annunziarle la venuta di Gesù, il momento in cui l'Angelo stesso attese, in un interminabile istante sospeso tra cielo e terra, il suo sì; quel sì che avrebbe aperto le porte dell'Amore e che permise al Fattore di farsi sua fattura. Quell'istante che permise al Creatore di farsi creare da lei, all'Onnipotente di diventare impotente tra le braccia di una donna, al Padre di aver bisogno di sentire il calore di una madre, al Tutto di divenire piccolo e desideroso di affetto, all'Amore Assoluto di ricercare l'amore di una ragazzina che gli insegnasse la vita, all'Eterno senza tempo di entrare nel tempo, alla Luce di aver bisogno di aprire gli occhietti di bimbo, a Colui che nulla gli serviva per esistere di cercare il seno di sua madre per vivere. Alla Vita di venire alla vita.

Si rivide nella capanna a Betlemme con Giuseppe, i Re venuti da lontano ad adorare il Bambino, l'odio satanico di Erode e la fuga precipitosa in Egitto. Si rivide con quel bimbo che cresceva sereno nella sua innocenza tra le mura domestiche, di una dimora umile e scarna; tra la paura del domani, del lavoro, della precarietà quotidiana e le coccole del padre e della madre. Poi rivide il ritorno tanto atteso a Nazareth, la felicità di rivedere i parenti, la casa, i paesaggi dell'infanzia; e mentre gli anni trascorrevano quel bimbo cresceva e diventava uomo. Poi il momento in cui Giuseppe morì e li lasciò soli: il dolore della perdita, gli anni che passavano, il bimbo che oramai era diventato uomo.

Si rivide il giorno in cui Gesù la chiamò dolcemente e le chiese di sedersi, e già sapeva per quale motivo. Lo vide partire con la tunica bianca e null'altro che quella. Gesù era un uomo ma Maria, vedendolo andare via, lo vedeva sempre come il suo bimbo bello di tanti anni prima. Il dolore di essere rimasta sola, ma la consapevolezza che quella era la volontà di Dio e questo bastava. Maria pregò. Tutta la sua vita terrena fu una lunga e silenziosa preghiera, preludio della vita celeste che l'attendeva.

Si rivide al seguito, sempre nel silenzio, di Gesù che predicava alle folle: i miracoli, il popolo stupito, il popolo acclamante, il popolo urlante... Rivide tutti gli storpi che Gesù fece rinascere nel corpo e tutti gli impossessati che fece rinascere nell'anima, tutte le parole che proferì alle folle e tutti i silenzi trascorsi in preghiera. Si ricordò del primo dei suoi apostoli e dell'ultimo, della loro amicizia e del loro tradimento. Poi improvvisamente la notizia della cattura, il processo, Gesù piagato, suo figlio, il suo bambino che stillava sangue da tutto il corpo martoriato mentre era ricoperto di sputi e di disprezzo. Il suo bambino che veniva condotto al Calvario, con quella croce così pesante che gli spezzava la schiena, con quella folla così crudele che gli urlava contro tutto l'odio del mondo.

Rivide il volto di Gesù mentre gli passò accanto, mentre passo accanto a sua madre, senza un lamento, senza una sola ombra fugace di odio nello sguardo colmo di compassione per l'umanità. L'agnello portato al macello. Ecco l'Uomo.

Quando Maria, in un istante eternamente lungo rivide tutte queste cose e poi guardò in alto, non poté fare a meno di mandare un gemito soffocato. Stavano presso la croce di Gesù sua madre, la sorella di sua madre, Maria di Clèofa e Maria di Magdala. In quel momento si sentì di nuovo la bambina di tanti anni prima, impaurita e tremante di fronte alla presenza dell'Angelo, e si strinse ancora più strettamente alle due donne.

Gesù allora, vedendo la madre e lì accanto a lei il discepolo che egli amava, disse alla madre:"Donna, ecco tuo figlio!". Poi disse al discepolo:"Ecco la tua madre!". E da quel momento il discepolo la prese nella sua casa.

Da quel momento quella bambina spaurita, distrutta dal dolore, divenne la Madonna: la Madre di tutta l'umanità. Quell'umanità stessa che aveva crocifisso, proprio davanti ai suoi occhi, il Figlio di Dio. Un'umanità che non ha voluto Dio, che non ha accettato Dio rifiutandolo. Un'umanità talmente accecata dal male da mettere in croce quel Dio che tanto aveva amato l'uomo da scendere in mezzo all'umanità stessa, facendosi uomo Egli stesso, per insegnare all'uomo a volare in alto da Dio staccandosi dalle cose terrene e dal male.

Il male, per fermare Dio, non ha potuto fare altro che ucciderLo perché aveva compreso che quello era l'unico modo per fermare l'Amore. L'Amore non faceva altro che camminare per incontrare altri uomini da amare e l'umanità accecata volle fermare quei piedi inchiodandoli ad una croce. L'Amore non faceva altro che dare la mano ad altri uomini e l'umanità indurita volle fermare quelle mani inchiodandole ad una croce. L'Amore non faceva altro che dare il proprio Cuore ad altri uomini e l'umanità perversa volle trafiggere quel cuore in modo che non potesse più amare.

Ma proprio da quando gli hanno inchiodato le mani l'Amore non ha più smesso di dare la mano all'uomo, da quando gli hanno inchiodato i piedi non ha più smesso di camminare sulla terra e da quando gli hanno trafitto il Cuore non ha più smesso di riversare il mare della Sua infinita Misericordia sull'umanità intera.

Oggi il Salvatore, dopo aver vinto il mondo e la morte, è accanto ad ogni uomo che cammina su questa terra. Egli va alla ricerca di ognuno di noi, sia dei santi che dei peccatori.

I santi per confortarli nel loro esilio terreno ed i peccatori per riportarli nell'Ovile Santo in terra: nella Sua Santa Chiesa.

Fino alla fine del mondo.
Amen

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