7.12.2012
Ambrogio nacque a Treviri nella Gallia, con molta probabilità nel 334,
da un alto funzionario dell’amministrazione imperiale. Morto il padre
quando Ambrogio era ancora bambino, la madre si trasferì con i figli, il
piccolo Ambrogio, Marcellina e Satiro, a Roma. Non sappiamo molto
dell’infanzia e dell’adolescenza di Ambrogio. Dopo il primo corso
scolastico, secondo l’uso dei tempi passò agli studi di retorica. Ebbe
una formazione non solo letteraria, ma anche giuridica e musicale e
nella sua famiglia ricevette una solida educazione cristiana; ma rimase
catecumeno.
A 25 anni fu inviato, come prefetto del pretorio, a Sirmio in Pannonia;
nel 370 circa, passò, come governatore, nella provincia della Liguria e
dell’Emilia e poi a Milano. Qui esercitò la magistratura in maniera
tanto “equa e paterna” da attirarsi la benevolenza di tutti. Presente
nel momento in cui la popolazione era in agitazione per l’elezione del
nuovo vescovo, nell’aperta contesa tra ariani e cattolici, mentre
Ambrogio s’interponeva con abilità per moderare i tumulti, una voce di
fanciullo esclamò: “Ambrogio vescovo! ”. La folla accolse l’indicazione
di quella voce e ne fece un grido insistente. Dopo il primo smarrimento,
Ambrogio si arrese alla volontà di Dio manifestata attraverso il
popolo. Fu battezzato il 30 novembre 373, e il 17 dicembre consacrato
vescovo.
Il fratello Satiro lasciò Roma e la sua carriera di alto funzionario
statale per venirgli in aiuto nell’amministrazione della diocesi e nella
fabbrica delle chiese. Satiro morì pochi anni dopo, nel 378, e Ambrogio
ne fece l’elogio funebre in due omelie, che sono un documento di amore
fraterno e di speranza cristiana.
A Milano Ambrogio fu molto amato e apprezzato, per la ricchezza umana
della sua persona e per la sua evangelica coerenza: egli infatti cedette
i suoi beni alla Chiesa, riservandone solo l’usufrutto alla sorella
monaca Marcellina, mentre egli visse in semplicità e sobrietà, cercando
di aiutare tutti coloro che bussavano alla sua porta. Svolse un’attività
pastorale intensissima, senza trascurare la frequentazione assidua
della Scrittura. Ne sono testimonianza i numerosi scritti che ci ha
lasciato, commenti esegetici, opere morali e ascetiche, elaborazioni
dogmatiche e inni.
Con gli imperatori seppe tenere un atteggiamento mite e forte a un
tempo, ottenendo il loro appoggio per porre fine alla questione ariana.
Con i vescovi convocati al Concilio di Aquileia infatti, nel settembre
381, riuscì a chiudere la lunga stagione delle controversie che avevano
diviso i cristiani. Ambrogio morì a 57 anni d’età (23 d’episcopato) il 4
aprile, all’alba del sabato santo.
Nessun commento:
Posta un commento